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Lettera al Sindaco di Vico del Gargano Damiani

A pagare non sia sempre “Pantalone”.

 

Caro Sindaco, sono parzialmente d’accordo con la tua dichiarazione alla Stampa, laddove dici: “L’Ente pubblico deve consentire al proprio funzionario di poter difendere gli atti amministrativi emessi in piena autonomia”. Il tuo virgolettato – giova riepilogare i fatti – riguarda la sospensione dal servizio del Comandante della Polizia Municipale, Francesco Delli Muti, disposta dal Segretario Generale del nostro Comune, Raffaele Maccarone, e l’ordinanza di reintegra immediata nelle funzioni di Delli Muti e di condanna del Comune al pagamento delle spese emessa dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Lucera, Chiara De Franco.
Il rammarico di non poter totalmente concordare con te viene dal fatto che non hai aggiunto una banale ovvietà, e cioè che, di fronte a eventuali "cappellate" – in questa come in altre circostanze, più o meno similari – a pagare non sia sempre "Pantalone", ma chi le commette.
Quanto, poi, alla "piena autonomia dei funzionari", il chiacchiericcio cittadino nella circostanza di specie, e non solo, indurrebbe a molti dubbi, se appena di passata coltivassi la passione per quello che graziosamente mi ostino a considerare "gossip". Mi riferisco, per esempio, alla determinazione di incarico professionale, a te ben nota, affidato per altra questione all’avvocato Roberto Ruocco.
E, giacché ci siamo, aggiungo che mi pare veramente disagevole comprendere come sia possibile intestardirsi a pagare centinaia di migliaia di euro di spese legali per giudizi il cui esito negativo per il Comune è facilmente prevedibile da chiunque abbia, se non un’infarinatura giuridica, almeno un minimo di buon senso (a meno che – è il solito "gossip" insinuante che soccorre – certe impalcature non siano costruite per la felicità degli avvocati).
E che dire, infine, del modello plateale di "doppiopesismo" – magari ammantato da comprensibili "distinguo" – praticato dal medesimo Segretario Generale che ha mancato di adottare analogo provvedimento sospensivo – come osservato dagli avvocati Domenico Fasanella e Antonio D’Eramo, difensori di Delli Muti – nei confronti di alcuni funzionari comunali, rinviati a giudizio in altri procedimenti penali, se non che ricorda il più smagliante Orwell de "La Fattoria degli animali", quando rileva che "tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri"?
E’ sufficiente, stando così le cose, limitarsi a manifestare in privato sconcerto, stupore, indignazione e lanciare sporadici "messaggi di fumo"? O, piuttosto, è giunto il momento per un Consigliere Comunale (di maggioranza o di minoranza come me, non importa) di smetterla finalmente di essere distratto o "in sonno" e di occuparsi degli atti che l’Amministrazione da te retta produce con la serietà, la continuità, il rigore necessari?
Mi rendo conto che in tempi di egualitarismo sfrenato e inintelligente, che avvicina pericolosamente l’asino al sapiente, si diffonde un "amore" senza fine non per le qualità eccellenti, ma per la mediocrità. Ma il troppo storpia. Sempre.
E proprio per questo "incipit vita nova"…

Un cordiale saluto.
Giuseppe Maratea
Consigliere Comunale