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Turismo, la Puglia avanza ma non decolla

"Numeri in crescita, ora facciamo rete".

 

I dati presentati a Lecce da Impegnocivile: nel 2010 4 milioni di turisti, ma solo 400mila stranieri. Negli aeroporti 6 milioni di passeggeri: il 70 per cento sono arrivi. Di Paola: troppo campanilismo, proviamo a riorganizzare il settore
Puglia regione ad alto tasso di turismo, ma solo in apparenza. Lo dicono i numeri, alti se paragonati a quelli di un decennio fa, ancora molto bassi rispetto a quelli di altre regioni italiane, che da anni lavorano intensamente per lo sviluppo del settore. I 4 milioni di turisti (di cui appena 400mila stranieri) che nel 2010 hanno scelto la Puglia per le loro vacanze sono ancora pochi per una terra ricca di risorse naturali e culturali, così come bassa è la percentuale del pil prodotto da questo ambito.

Nel tacco d’Italia, insomma, scavando oltre il facile trionfalismo, si scopre che turismo non è sinonimo di sviluppo. Però potrebbe diventarlo. Se si mettessero in campo strategie mirate e azioni a lungo termine, delle quali si è discusso a Lecce, nell’incontro organizzato da Impegnocivile, al quale hanno partecipato esperti del settore e operatori salentini.

Per scattare una foto abbastanza significativa della situazione pugliese attuale, basta analizzare i dati del trasporto aereo, portati all’attenzione dall’amministratore di Aeroporti di Puglia (e presidente di Impegnocivile) Domenico Di Paola, che ha ricordato l’enorme passo avanti compiuto dal 2001 e caratterizzato dall’aumento esponenziale di passeggeri, passati da 1 milione 700mila dell’epoca ai 6 milioni di oggi. E se dieci anni fa il saldo degli utenti delle compagnie aeree era nettamente in favore delle partenze, oggi sono gli arrivi a farla da padrone, con un rapporto di 70 a 30 e un netto incremento delle presenze straniere.

Aumenti che però non sono sufficienti a fare del turismo pugliese una solida base per l’economia della regione. Per capirlo basta confrontare i numeri locali con quelli di province lontane, come quella di Bolzano, in cui arrivano circa 14 milioni di vacanzieri ogni anno e il turismo contribuisce per il 45% alla creazione del Pil. Proprio dal Trentino è giunto a Lecce per portare la sua esperienza Roberto Seppi, esperto di programmazione e sviluppo turistico, che ha posto l’accento su alcune questioni che caratterizzano negativamente la situazione meridionale, a partire dalla mancanza di formazione degli operatori del settore, passando per il campanilismo di Comuni, Province e enti d’ogni genere che non fanno squadra, e finendo alle carenze di servizi basilari a partire da quelli relativi ai trasporti.

Pecche da sanare, ha ribadito Di Paola, lanciando la provocatoria proposta di azzerare per due anni i finanziamenti indiscriminati alle attività turistiche, destinando i fondi, sulla scorta dell’esempio elvetico, ad una generale riorganizzazione del settore. E se da Lecce è stato lanciato l’allarme, dalla stessa Lecce si è levata anche una voce fuori dal coro. L’assessore comunale al Turismo, Massimo Alfarano, ha infatti ricordato le performance positive della capitale del Barocco, citando l’esempio dell’iniziativa “Lecce capitale del week-end, che ha portato in città migliaia di turisti stranieri”. Un passo piccolo ma importante, nel tentativo di destagionalizzare il turismo e di dare una boccata d’ossigeno alle amministrazioni, a breve attese alla prova impegnativa di un’altra estate.