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Tasse universitarie, Bari è la meno cara. La fascia più bassa paga 250 euro

L’ultimo aumento ha riguardato i redditi medi e alti. Le tariffe più costose del Paese all’ateneo di Parma. Lo studio di Federconsumatori.

 

Gli Atenei del Sud sono i più economici in Italia dal punto di vista delle tasse. A rivelarlo è uno studio di Federconsumatori che ha messo a confronto le rette di iscrizione nelle università italiane. Dall’indagine risulta che seguire studi umanistici o tecnici al Sud (Lettere o Scienze della Formazione ad esempio) costa molto meno che seguire un corso di Medicina a Milano.
Ma scendendo nel dettaglio: Ingegneria alla Federico II di Napoli costa al massimo 1.432 euro all’anno, Medicina alla Bicocca di Milano più di 3mila euro all’anno. Le tasse universitarie oscillano sui mille euro all’anno e variano secondo le fasce di reddito, generalmente cinque, prese in considerazione dall’ateneo per il calcolo della retta. A Parma la fascia di reddito più bassa paga 740 euro per l’iscrizione a una facoltà umanistica e 865 per una scientifica: in media il 71 per cento in più rispetto alla media nazionale della prima fascia. Alla Sapienza di Roma la tassa minima è di 330 euro all’anno: per chi proviene da famiglie benestanti il conto finale può aggirarsi intorno ai duemila euro. Medicina, architettura, ingegneria e farmacologia sono le scelte più care.
Se a Parma quindi si pagano le tasse più alte, a conquistare il titolo di più economico è l’Ateneo Aldo Moro di Bari. Qui si parte infatti da un minimo di 250 euro. Nonostante gli aumenti decisi l’anno scorso per colmare il debito da 52 milioni di euro (ridotto nel recente documento consuntivo a 19,8 milioni di euro), l’Ateneo di Bari resta quindi in coda alla classifica per l’importo delle tasse. Calcolando, ovviamente, la contribuzione minima. Che sale man mano a seconda del reddito Iseu. Gli aumenti che si sono registrati hanno colpito le fasce più alte: infatti per quasi il 67 per cento degli studenti l’ammontare della retta è rimasto invariato. Per poco più del 13 per cento degli studenti, l’incremento è stato pari a 7 euro e 80 centesimi al mese. «Giusto il costo di una pizza e di una birra», hanno commentato dall’Ateneo barese. Anche il Politecnico di Bari ha attuato una politica di aumento delle tasse, ma la contribuzione resta, anche per il Campus, tra le più basse in Italia. Non sono mancate, però, nel corso degli ultimi mesi, dure proteste da parte degli studenti che hanno chiesto ai due atenei di rivedere la decisione sull’incremento e comunque di garantire maggiori servizi per migliorare la qualità della vita degli universitari.
Tornando all’indagine di Federconsumatori, in media, quindi, chi si dirige verso il Nord si trova a far fronte a spese più elevate del 13 per cento rispetto a chi sceglie invece le regioni meridionali. Ma oltre alle tasse, bisogna calcolare altre spese, come quelle di affitto per i fuori sede. In media un ragazzo che va a studiare fuori spende circa 4.982 euro all’anno per una stanza singola, 3.756 per un appartamento condiviso, con il Centro Italia che si conferma la zona più cara per quanto riguarda le voci di vitto e alloggio. Altra nota dolente è quella che riguarda il costo dei testi universitari: in questo caso i dottorandi in materie umanistiche spendono più dei colleghi del polo scientifico. La media nazionale è di 454 euro annui, ma i volumi richiesti ad esempio dalle facoltà di Lettere e simili arrivano a costare anche il 17 per cento i più rispetto ai testi degli altri corsi.