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Da Vieste a Gallipoli in volo sull’acqua aggrappati a un aquilone

Kitesurf vai dove ti porta il vento. Una disciplina in ascesa che fa appassionati soprattutto tra le donne.

 

L’ebbrezza sta in questo: si vive in funzione del vento. Per i «fissati» del kitesurf, e non solo visto che gli appassionati o i semplici cultori aumentano di anno in anno, ogni giorno il rituale è consultare le condizioni meteorologiche. Più il mare s’ingrossa, e i nodi salgono da un minimo di 12 ad un massimo di circa 54, più la fibrillazione emotiva degli atleti raggiunge livelli di guardia incontenibili. La Puglia in assoluto si rivela l’optimum per le sue eccellenti condizioni ventose. Per cui il kitesurf è lo sport in assoluto da praticare (anche da settembre fino a novembre ed ancora da marzo a giugno), con due mari e le relative coste che permettono spostamenti da un versante all’altro, al massimo in un’ora di macchina. Unica nota dolente: la Puglia, a differenza di altre regioni, è rimasta indietro nell’assegnazione di location specifiche adatte allo sviluppo e la diffusione del kitesurf, una lacuna da colmare perché gli «spots» – ossia le spiagge dove si può praticare questo sport – sono comunque numerose: ci sono Vieste, Margherita di Savoia e Barletta con venti che arrivano da est. Scendendo verso il Salento, le migliori sono a Torre Canne, Apani (Torre Guaceto), San Foca, Alimini, dove si può «utilizzare» il vento proveniente da nord-ovest e da sud-est. Infine Lido Silvana (Marina di Pulsano, Taranto), Ugento, Gallipoli, Porto Cesareo. Qui si fa kitesurf con venti che soffiano da sud-est ad ovest. «Una disciplina a sé» tiene a precisare l’istruttore Gory Tonti, uno dei primi a promuovere questa disciplina in Puglia – che non necessita per forza una conoscenza del surf. Ma è fondamentale, per avvicinarsi a questa attività, rivolgersi a persone qualificate e mai ad istruttori improvvisati, specie nel periodo estivo. Solo così ci si garantisce la sicurezza di una seria assistenza. Il kitesurf esige applicazione – prosegue Tonti – ma i risultati, a differenza di quanto accade nel surf, si vedono di ora in ora». L’attrazione è tutta legata alla spettacolarità di questo sport, una spettacolarità godibile soprattutto per chi rimane sulla terra ferma: gli aquiloni, tutti coloratissimi, che spesso si vedono spuntare lungo la costa, lasciano immaginare le forti sensazioni provate invece a parecchie miglia di distanza da chi kitesurf. Sport tra l’altro accessibile a partire già dai 16 anni ma che richiede in questo caso l’autorizzazione dei genitori. Il kitesurf è molto seguito dalle donne. I costi? Sei lezioni, inclusa l’attrezzatura, si aggirano intorno ai 300-350 euro. Se si intende acquistare l’attrezzatura nuova (tavola, aquilone, barra di controllo e trapezio) si possono spendere intorno ai duemila euro; se la si acquista usata questa cifra si dimezza. Il kitesurf è disciplina “non molta più pericolosa di tante altre. L’unico significativo pericolo, che richiede una maggiore attenzione, c’è nelle manovre se si rimane in prossimità della riva» dice ancora Tonti. Il dato positivo che emerge, invece, è ancora una volta l’immagine affascinante dello sportivo che si lascia trainare da un grosso aquilone (di varie dimensioni in base alla struttura fisica e al peso dell’atleta) restando in sella ad una tavola, sfrecciando a tutta velocità e cavalcando le onde, con una tale elasticità che rasenta l’inverosimile. Tant’è che la trazione si sviluppa sia in orizzontale che in verticale dando la possibilità di effettuare salti spettacolari di grande effetto. Ci vogliono, però, precisi requisiti per poter affrontare questo sport e soprattutto ottenere questi effetti. Prima cosa, una buona propensione agli sport d’acqua e un fisico allenato: tutto questo consente esercitazioni in totale sicurezza, prima a terra e in un secondo momento in acqua, con prove ripetute per imparare a far decollare il kite.Giostrando fra zenit, power zone, porte finestre. Ma il volo è assicurato.

Felicita Scardaccione