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Rodi/ 600mila euro per prevenire frane

Sarà consolidato il muro di contenimento di corso Giannone.

 

L’amministrazione comunale di Rodi ha stanziato 600mila euro per i lavori di ripristino del camminamento di corso Giannone e di consolidamento del sottostante muro di contenimento.
Il problema è datato, risale infatti allo scorso dicembre quando parte della fascia costiera del centro garganico fu interessata da un fenomeno franoso dovuto alla rottura di una conduttura dell’acquedotto. Le infiltrazioni nel sottosuolo provocarono smottamenti delle strutture portanti
di fabbricati e cedimenti del piano viario e del muro di contenimento posto a valle di tutto corso Giannone. L’amministrazione emise alcune ordinanze di sgombero di abitazioni interessate dal movimento franoso che, fortunatamente, al momento della frana, erano disabitate, altrimenti le conseguenze potevano essere tragiche L’intera area ancora oggi è costantemente monitorata e tenuta sotto osservazione. Il fenomeno riguarda corso Giannone, un’area di pregio paesaggistico, vera e propria finestra sul mare che consente di allungare lo sguardo fino a scorgere le sinuose
linee dell’arcipelago delle Isole Tremiti. L’intera zona è tuttora transennata e l’ufficio tecnico comunale continua a monitorare il tratto di costa con una strumentazione costituita da inclinometri, piezometri ed estensimetri. Va ricordato che la Regione, avendo classificato tutta la costa di Rodi Garganico a rischio idrogeologico, ha ben chiaro il quadro ambientale; e in particolare, la morfologia della sua costa, tant’è che ha inserito l’area comunale tra quelle a rischio dissesto. Dieci anni fa furono i residenti del quartiere «Cambomilla» di Rodi a vivere giorni di paura per via di un fenomeno di scivolamento di un’intera fascia di territorio sovrastante una parte della tratta ferroviaria: trenta famiglie furono costrette ad abbandonare la propria abitazione, a seguito di ordinanza sindacale. Fu interessato in modo più consistente il quartiere delimitato da via Trento, via Monti, largo Magenta, via Vespucci con una estensione di alcuni ettari. Anche allora tra le cause alla base del fenomeno c’erano l’infiltrazione delle acque piovane e la mancanza di una rete di smaltimento, più lo stato fatiscente della rete idrica e fognante.

Francesco Mastropalo