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«Imbroglio ticket» Eseguite a pagamento le analisi costano meno

Incredibile, gli esemi di routine, quelli più semplici e maggiormente richiesti, costano meno se fatti a pagamento. Una batosta, invece, quando ci si presenta con la ricetta «dell’assistenza pubblica». Solo per fare un esempio, sarebbero sufficienti 2,48 euro per un esame delle urine ed invece se ne pagano 12,48. E nessuno avvisa i poveri malati.

 

Ma andiamo con ordine. Eseguire degli esami clinici presso un Laboratorio analisi di una struttura Asl non sempre costa di meno se il medico li ha prescritti sulla “ricetta rosa”, quella del Servizio sanitario nazionale, e quindi col solo versamento di un ticket che nel caso della nostra Regione è pari ad euro 46,15 (da alcuni mesi 10 euro in più, come da Legge regionale), anziché sulla classica “ricetta bianca”, per prestazioni a totale carico del richiedente. Può accedere, infatti, come è accaduto, che la prescrizione dei seguenti esami: colesterolo hdl, colesterolo ldl, colesterolo, emocromo, glicemia, got, gpt, trigliceridi, azotemia, bilirubina totale e frazionata, creatinina, fosfatasi alcalina, ggt, potassio, sodio e uricemia suddivisi in due “ricette rosa” con otto esami per ciascuna costino insieme euro 62,30 contro un importo complessivo di euro 42,71 (compresi euro 3,25 per il prelievo) se prescritti su una comune “ricetta bianca”. La prescrizione su “ricetta rosa” costa, in questo caso, 20 euro in più (a causa del ticket) che in percentuale significa un aumento di quasi il 50 per cento. In pratica, l’utilizzo dell’impegnativa è sfavorevole.

Ma di tutto ciò il “paziente” è, spesso, ignaro. Alla signora Irene (nome di fantasia) è successo, infatti, che con le due ricette rosa contenenti i suddetti esami si è presentata allo sportello ma prima di pagare l’importo ha avuto l’accortezza di chiedere se eseguendo gli accertamenti a pagamento la spesa fosse stata inferiore ad euro 62,30. La risposta è stata affermativa ma quando ha detto all’impiegato che optava per il pagamento “pieno” dell’importo si è sentito rispondere che non si poteva procedere in presenza della ricetta rosa in quanto «per disposizioni “superiori” la ricetta doveva essere quella “bianca”».

Per fortuna, la signora Irene ha potuto bloccare tutto, tornare al proprio paese, recarsi nuovamente dal proprio medico di base, farsi rinnovare la prescrizione su “ricetta bianca” e ritornare. Riuscendo, in questo modo, a risparmiare 20 euro: l’equivalente di due ore lavorative di qualsiasi dipendente. Senza considerare la perdita di tempo ed il disagio. Il tutto alla faccia del significato che il dizionario della lingua italiana Sabatini Coletti dà alla voce ticket: «Quota percentuale che la pubblica amministrazione fa pagare su visite mediche, servizi assistenziali, medicinali ed analisi cliniche».

Ma, per capire meglio di come funziona il ticket, è più eclatante, in termini percentuali, un altro caso: un semplice esame urine se prescritto su “ricetta bianca” costa soltanto euro 2,48 mentre con la “ricetta rosa” euro 12,48 cioè ben il 400 per cento. Sempre per quei 10 euro di ticket sull’impegnativa che fanno lievitare il costo. Ciò che sbigottisce in questa storia è la seraficità con la quale il medico di base si tira fuori da ogni responsabilità per questi “ritocchi” che i pazienti subiscono tra una prescrizione e l’altra sostenendo che non è di sua competenza conoscere i costi dei singoli esami, confrontarli col costo fisso del tiket e poi decidere sul tipo di ricetta. Così come accade che l’impiegato di turno se non è “sollecitato” a fornire i costi svolge tranquillamente il suo lavoro, digita sul computer gli esami come prescritti dal medico di base ed alla fine stampa la fattura.

Allora, se il medico e l’impiegato sono da assolvere di chi mai sarà la colpa? Del cittadino, la risposta più ovvia. Ma non può essere così perché il cittadino va informato almeno nel modo più chiaro che esiste: esponendo in ogni ambulatorio medico ed in ogni laboratorio (pubblico o privato che sia) il listino dei costi di ogni singolo esame scritti, per favore, in ordine alfabetico e con un linguaggio unico, senza abbreviazioni o sinonimi. Almeno in questo modo il cittadino potrà fare i conti da solo e decidere su quale ricetta richiederli. Senza colpevolizzare nessuno, è giusto chiedersi, però, se i responsabili della Sanità (quella con la lettera maiuscola) si rendano conto di quanti soldi quotidianamente vengono sottratti a tanti cittadini che credendo nella bontà della parola ticket e lo pagano senza batter ciglio convinti che è uno strumento legislativo creato per favorire l’utenza. Invece diverse volte sembra proprio creato per far cassa sulle spalle dei meno abbienti.

ANTONIO DE MATTEIS