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Vitalizi, indennità e organici quanto ci costa la Regione

Oltre 2600 dipendenti, il doppio della Lombardia. Possibili risparmi di 65 milioni: una società lavora per rivedere la pianta organica.

 

 Con una burocrazia "modello Lombardia", la Regione Puglia potrebbe risparmiare 65 milioni di euro. Se si aggiungessero i 12 milioni di euro che si potrebbero risparmiare se, per ogni consigliere regionale, il contribuente pugliese sborsasse quanto il contribuente lombardo (8 euro invece di 12) i milioni diventerebbero 77, il doppio del gettito previsto nel 2011 con l’introduzione del ticket di un euro per ricetta rossa. Altro che abolizione dei vitalizi dalla prossima legislatura.

I parametri disegnati da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, applicati alla burocrazia pugliese dicono che l’esercito dei travet pugliesi è sovradimensionato. Se le funzioni sono le stesse a Milano come a Bari, perché la Regione Puglia ha più dipendenti della Regione Lombardia quando ne basterebbero 1384? "Posso dire che non sempre le Regioni hanno le stesse funzioni perché tutto dipende dal livello di decentramento che è stato attuato", spiega il direttore dell’area personale della Regione, Bernardo Notarangelo. "In Puglia – aggiunge – quel processo è cominciato ma non è ancora finito". I numeri in suo possesso dicono che secondo la pianta organica del 2006, la Regione Puglia dovrebbe avere 3902 dipendenti, invece ne ha in servizio 2629 e di questi 208 sono dirigenti, 59 in meno del previsto.

Le piante organiche, si sa, si fanno e si disfano. E anche quella del 2006 sembra ormai datata. L’assessorato guidato da Maria Campese ha affidato a una società specializzata il monitoraggio dei carichi di lavoro in vista di una nuova organizzazione interna. Qualche sforbiciata ci sarà perché nel frattempo il decentramento avrà fatto qualche altro passo in avanti e si sarà portato via qualche altro dipendente. Ma difficilmente si potrà arrivare ai numeri imposti dal "modello lombardo" anche perché su una buona fetta di burocrazia pugliese pesa la vicenda delle 561 retrocessioni per un concorso fatto negli anni ’90 ma diventato illegittimo con sentenza della Corte costituzionale.

Più facile sarebbe applicare il "parametro 8 euro" sui costi della casta. Per portare da 42 a 30 milioni di euro, il capitolo di bilancio previsto ogni anno per pagare la casta basterebbe abolire con un tratto di penna i 120 vitalizi e una cinquantina di assegni di reversibilità per i quali nel 2011 è stata prevista una spesa di undici milioni e 780mila euro sotto la voce "Competenze dovute per assegni vitalizi e di reversibilità". Ma quelli – si dice – sono diritti acquisiti. Quando si tratta di mettere le mani nelle proprie tasche, ai consiglieri regionali pugliesi non sfugge alcun dettaglio. Come nel 2006, quando la Camera decurtò del 10% l’indennità di mandato del deputato portandolo da 12.434 a 11.190 euro, in Consiglio regionale, pur di neutralizzare il più possibile quel taglio, decisero che la base di calcolo dei propri stipendi non dovesse essere più l’indennità del deputato ma quella più ricca del senatore così da incassare non più 10.533 euro ma 272 euro in più al mese. Pochi, nel 2007, si accorsero che nella busta paga quell’aumento previsto per legge non fu conteggiato fino al 2009. Così che qualcuno ha cominciato a chiedere gli arretrati su quella differenza che si aggira sui seimila euro. Non una grossa cifra, considerate le indennità, ma i diritti acquisiti sembrano avere gli anni contati.

PIERO RICCI