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Regione/ “Smantellare il ghetto di Rignano Garganico”

E’ un autentico girone dantesco popolato da centinaia di immigrati sistemati in capanne e considerato una vergogna in Europa.

 

Questo è il proposito cui sta lavorando la Regione: l’obiettivo è di risolvere la questione prima dell’estate. È durante la stagione calda, con la raccolta del pomodoro, che il ghetto di Rignano si popola fino ad arrivare a 1.500 presenze e anche di più. In gran parte, si tratta di africani della fascia sub-sahariana, quasi sempre in possesso di permesso di soggiorno. Il campo — da una decina d’anni — diventa un villaggio, con tanto di drogheria, macelleria, bar, perfino una sorta di radio di comunità e un bordello. Anche una chiesa condotta da una generoso padre scalabriniano. Solo che quel villaggio non è esattamente un villaggio, non lo è per come lo intendiamo noi. Le capanne sono realizzate quasi tutte con assi di legno, cartone e cellophane, poche quelle in muratura. L’acqua potabile non c’è e quella che arriva, in autobotte, è garantita dalla Regione. Stessa cosa per i servizi igienici: vengono installati bagni chimici e non sempre sono sufficienti.
La conseguenza è intuibile: rischio per la salute, lavoro irregolare, sfruttamento sessuale, violazione dei diritti umani. Il ghetto si trova tra Rignano, San Severo e Foggia, a dieci chilometri dalla città più vicina. D’inverno ci vivono 3-400 persone, in condizioni ancora più difficili. La Regione vuole rimediare, con diverse azioni. La prima è quella di tentare di dare un’abitazione stabile agli stanziali, quelli che vivono anche d’inverno. Intende favorire la locazione di case sfitte, l’incontro tra domanda e offerta, il recupero di alloggi su terreni pubblici e promuovere un innovativo piano di housing sociale: in pratica l’autocostruzione di abitazioni, nella zona di San Severo. Si mira ad allestire un nuovo villaggio (questo sì un vero villaggio con i servizi indispensabili) realizzato in gran parte con materiale di legno: sarà affiancato da un campo per la coltivazione di prodotti biologici. Per gli stagionali il discorso è diverso. Per costoro si punta a costruire sei diversi siti, ognuno per 200-250 abitanti, con spazi attrezzati: saranno delle tendopoli la cui responsabilità sarà assunta dalla Protezione civile regionale e la gestione affidata al volontariato.
Le sei aree non sono state ancora individuate, ma non dovranno essere lontane dai campi in cui vengono impiegati gli immigrati. Potrebbero essere, perfino, nei terreni delle stesse aziende che reclutano i lavoratori e che volessero aderire al progetto della Regione. Lo scopo è di spezzare anche la filiera del caporalato che spesso si fonda proprio sul trasporto: ti porto nei campi, mi devi una parte della paga. Previsti interventi sanitari (come vaccinazioni e controlli di massa) e incentivi alle imprese per le assunzioni regolari. Al progetto lavorano quattro assessori: Guglielmo Minervini (Cittadinanza), Elena Gentile (Sanità), Leo Caroli (Lavoro), Loredana Capone (Sviluppo economico). La parola d’ordine è fare presto, prima della prossima estate. Anche per impedire il ritorno in Puglia delle tante tv straniere che vengono a documentare «la vergogna». In questi giorni si trova in Puglia la Bbc: speriamo sia l’ultima che arrivi qui per il ghetto di Rignano.