Dell’antica chiesa e dell’annesso ospedale ora non vi è rimasta nessuna traccia,o meglio laddove esisteva ,esiste una torretta di campagna dove fino a poco tempo fa c’era una nicchia con una statuetta di Sant’Antonio,adesso scomparsa, ma quella zona è ancora ricordata come " murge di Sant’Antonio" dove esistono ancora dei blocchi di pietra ancora così denominati.
Esisteva fino al 1777 quando già minacciava rovina come ci descrive lo Schioppa,ma probabimente continuò ad esistere fino ai primi dell’ottocento ,epoca in cui è menzionato per le ultime volte, in un passato più o meno recente era adibita a conceria di pelli e attualmente è posseduto da un privato.
Dalla vita pastorale del Cardinale Orsini Orsini del 4/1/1676 ne ricaviamo altre importanti notizie,che si ricavano sopratutto dalle prescrizioni imposte.
La mensa doveva essere fatta di una pietra tutta intera ,sopra la quale doveva essere posto l’altare portatile entro tre mesi e le spese dell’altare erano da addossare al Procuraratore e consistevano in dieci scudi. Il Reverendo Don Pietro Cirillo aveva il compito di fornire i pesi delle messe e la nota andava trasmessa alla nota sipontina con la sua soddisfazione e doveva essere affissa una nota in una tabella particolare che elencasse i pesi sostenuti. Il tutto era volto a cercare le indulgenze per il giorno della ferstività di detto San Antonio Abate e si eseguiva in un mese dal detto don Pietro.
L’altare di Santa Maria doveva essere fornito come nelle precedenti visite di tutto ciò che era necessario per la celebrazioni. Necessitava inoltre di un armadio per la conservazione di tutte le sagre suppellettili e che fosse abbastanza alto per custodirvi i vestiti dei sacerdoti e l’acquisto di una pianeta di cinque colori della quale si sarebbe servita la chiesa. Si doveva inoltre rimuovere un gallo presente davanti all’altare e metterci una croce quanto prima. Il reverendo Don Pietro Cirillo doveva fornire l’inventario di tutte le suppellettili presenti nella chiesa. Nella cima della chiesa doveva mettersi inoltre una croce di ferro. Per quando riguarda l’Ospedale si disponeva che i due letti presenti nella prima camera si trasportassero in quella del romito che avrebbe dovuto andare ad abitare nella prima camera. Che i materassi erano da conservarsi con più diligenza e cura da parte del remito sotto pena grave dello stesso e non come prima unendoli alla peggio.
La croce di legno che stava in mezzo alla via pubblica che portava alla chiesa erano da rifarsi nuova e con lo stesso materiale e della stessa altezza. Sempre il reverendo don Pietro doveva fornire l’inventario sotto sua responsabile pena dei beni presenti nell’Ospedale. Il tutto doveva essere fatto entro un mese dalla predetta visita. Il tutto si concludeva con la formula in cui si investiva don Pietro di adempire a tutte le prescrizioni imposte e veniva sottoscritto anche dal canonico Tortollius ,notius della S.ti visitatione del decreto per la Chiesa DI SAN ANTONIO ABATE EXTRA MOENIA. Tutte queste inedite notizie sono state tratte dal registro delle visite pastorali presenti nella Chiesa di sante Maria Maggiore d’Ischitella grazie alla collaborazione di Don Dino Iacovone.
Giuseppe Laganella.
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