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Peschici – Il Museo dei Nonni

 

Habemus Musaeum! È veramente il caso di dirlo… Peschici ha il Suo museo etnografico, privato: il “Museo dei nonni”, per quanto completamente ignorato dalle varie amministrazioni che si sono succedute fino ad oggi, benché privo di qualunque supporto pubblico è diventato comunque un polo d’attrazione culturale,  nonostante tutto.

Ospitato degnamente in una vasta sede architettonica di pregio, interessante da visitare di per sé,  risalente al Cinquecento, nel Palazzo della Torre (ingresso serale da Via Castello, nel centro storico) dell’antica famiglia Martucci. È  ricco di sale a tema ed è narrativamente e visivamente risolto, grazie a un allestimento che si snoda in scene ricche di informazioni storiche. Il primo tableau presenta la tragica dotazione da campo di un soldato in prima linea nella Grande Guerra: una brandina con la divisa, un basto per il mulo dell’approvvigionamento, due conche appartenute a una bomba esplosa e riutilizzate come pentole di fortuna. Cimeli che muoveranno per sempre a commozione.
Segue una sezione dedicata ai mestieri dei nonni dell’antica civiltà contadina, dove il ferro era il metallo d’uso comune per la dotazione strumentale.

Di recente è stata allestita una sala dedicata  al ‘700 -‘800, con l’esposizione di  gioielli, libri antichi (di notevole interesse i trattati di Giovanni Battista Morgagni, uno dei fondatori della medicina moderna, sia il “De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis” che l’   “Adversaria anatomica”) e documenti d’epoca. Nella stessa sezione è esposto un ritratto di Pietro Giannone, opera che l’artista Lidia Croce ha dedicato al libero pensatore che si oppose al potere temporale del Papato contestandone la derivazione divina. L’autore del “Triregno” espose  in esso la sua tripartizione delle epoche storiche: l’antichità in quanto "regno terreno", quando non erano noti i dogmi della vita eterna e della risurrezione della carne: dogmi proclamati in seguito da Cristo e ai quali si riduce l’essenza del cristianesimo puro o "regno celeste"; ma intorno a essi la gerarchia ecclesiastica costruì una lunga serie di abusi al fine di restaurare un nuovo regno terreno, più pagano dell’antico, cioè il "regno papale". Trascorse l’ultima parte della sua vita nelle carceri sabaude proprio perché condannato come eversore.

Alcune “chicche”: disseminate negli oblò sul pavimento (è possibile camminarci sopra) sono in mostra anche le “gioie”  usate quotidianamente dalle nobili dame del Regno borbonico,  poiché quelle più preziose  erano sfoggiate solo nelle feste e nelle grandi occasioni. In uno degli oblò ci sono gioielli di colore nero, usati dalle dame nei periodi del lutto. Un misterioso uovo in oro e madreperla conteneva… l’occorrente da cucito.
Maria Maggiano