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REGNO DELLE DUE SICILIE: I Re del Regno – gli ultimi anni di Ferdinando II

Ad aggravare ulteriormente l’ostilità del re verso le aperture politiche contribuì l’attentato compiuto da Agesilao Milano alla sua persona nel 1856. Questi, soldato calabrese mazziniano, nel giorno 8 dicembre 1856, approfittando della vicinanza del re (intento a passare in rassegna le truppe), colpì Ferdinando II con la baionetta procurandogli una profonda ferita all’addome che non ebbe esiti fatali. Pur di rompere l’immobilismo in cui era piombato il regno borbonico
dopo il 1848, gli esuli rifugiatisi a Torino e a Parigi decisero di
sostenere nel 1857 un piano ideato da Giuseppe Mazzini [2] volto a
sollevare le popolazioni italiane con spedizioni di rivoluzionari in
vari punti della penisola. Il piano mazziniano prevedeva che la
spedizione nelle Due Sicilie [3] fosse affidata a Carlo Pisacane [4], ex
ufficiale del Real Esercito, reduce delle battaglie di Lombardia e della
difesa di Roma del 1848 [5]. Carlo Pisacane era un rivoluzionario dotato
di ideali socialisti [6], su posizioni ben più radicali rispetto a
Mazzini. Tuttavia l’idea della spedizione nel regno borbonico riuscì a
riconciliare i due uomini, nonostante le grandi difficoltà che questa
operazione comportava. Il 25 luglio 1857 Pisacane salpò da Genova [7]col
piroscafo "Cagliari" alla volta del Cilento [8] meridionale, sperando di
trovare in quei luoghi una popolazione pronta a sollevarsi contro i
Borbone. Le autorità del reame, dopo lo sbarco di Pisacane a Sapri [9],
riuscirono a fermare immediatamente il tentativo insurrezionale,
aiutatedalla popolazione locale contro gli insorgenti. Pisacane, ferito
negli scontri di Padula [10], si suicidò il 2 luglio 1857 a Sanza [11].

Ferdinando II morì il 22 maggio 1859 a soli 49 anni in seguito ad una
setticemia le cui cause sono tuttora controverse. Egli fu colpito da
un’infiammazione all’inguine durante il viaggio da Napoli a Bari, città
dove sarebbe sbarcata la giovane sposa bavarese del duca di Calabria
[12] e futuro re Francesco II; questa infiammazione non fu curata per
tempo e gli ultimi tentativi di cura avvennero ormai in fase avanzata di
sepsi [13], dopo un travagliato viaggio in nave da Bari a Napoli.

La
reazione assolutistica, intrapresa da Ferdinando II per ristabilire
l’ordine nel reame dopo le rivoluzioni del 1848, inaugurò nel Regno
delle Due Sicilie quello che fu definito come un vero e proprio
"decennio di immobilismo". Questo decennio fu caratterizzato da un
crescente isolamento del reame da parte delle potenze straniere,
specialmente quelle a cui faceva capo il Regno Unito [14], e da una
cristallizzazione delle istituzioni borboniche su standard reazionari.
Ferdinando II, estremamente deluso dall’esperienza costituzionale e
fermamente convinto di dover conservare l’assolutismo, di fatto si rese
responsabile dell’esodo di un’intera generazione di intellettuali e
militari, a cui i campi di battaglia della prima guerra d’indipendenza
[15], e le riforme intraviste nel 1848, avevano impresso un’indelebile
volontà innovatrice. Questa generazione, delusa dalla mancata svolta
costituzionale del regno e dalla reazione ferdinandea, trovò
un’accettabile valvola di sfogo nella capitale del Regno di Sardegna
[16], Torino [17], stato che invece dopo il 1848 aveva conservato il
proprio "Statuto Albertino [18]". Il consolidamento di una sorta di
monarchia costituzionale in Piemonte al contrario aveva inaugurato nel
reame sabaudo un "decennio di preparazione", che vide il regno dei
Savoia come unico punto di riferimento in Italia per la generazione
votata alla "causa nazionale". Il decennio 1849-1859 fu quindi decisivo
per i successivi avvenimenti che portarono alla conquista delle Due
Sicilie nel 1860: il regno borbonico, ormai isolato diplomaticamente e
dotato di una classe dirigente invecchiata e conservatrice, doveva
confrontarsi in Italia con il reame dei Savoia, diplomaticamente
favorito e dotato delle energie morali e politiche che avevano
abbandonato il Regno delle Due Sicilie. Il nuovo sovrano delle Due
Sicilie, Francesco II, era ben consapevole di dover imprimere una rapida
svolta al regno per recuperare il tempo perduto, ma suo malgrado fu
costretto a gestire una crisi imprevedibile.

A cura di:

Michele
Lopriore

Ass. Sentimento Meridiano