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BLITZ ANTIDROGA VIESTE – Tutti curiosi su chi spaccia, nessuno su chi consuma

La notizia dei particolari, o meglio degli identikit dei 15 arrestati nel recente blitz antidroga a Vieste (quello dell’elicottero a notte fonda) è ancora lì tra le top 5 delle news più selezionate del nostro sito. Migliaia di click per soddisfare la mera curiosità su chi è finito nella rete delle forze dell’ordine ed al fresco di una cella, seppure cautelare. Tutti bramosi di nomi e cognomi, per poi rimettersi l’anima in pace, e tornare alla vita di tutti i giorni, in attesa che altre sirene o un altro elicottero molestino il sonno notturno e soqquadrino il torpore diurno. Senza farsi altre domande. E soprattutto l’altra di domanda, semplice e basata sull’assunto che se qualcuno vende (droga in questo caso) vuol dire che qualcun altro compra, consuma e ne tiene più che desto il cosiddetto mercato. Intercettazioni, pedinamenti, perquisizioni preordinati al recente blitz lo dimostrano impietosamente: c’è un mercato di quella roba lì. In fondo è banale, come la scoperta dell’acqua calda.  Se c’è piazza per 15 spacciatori, quanti saranno i consumatori abituali o saltuari delle dosi di stupefacenti? 100, 500, 1000, 2000? Si tratta di giovani, meno giovani, maschietti, femminucce, bamboccioni, adolescenti, lolite, fuoriditesta, figli o parenti nostri o di altri? Qualcuno se lo chiede? Quante famiglie ignorano che tra i consumatori abituali vi potrebbe figurare il proprio figlio o la propria figlia? Che spiegazione si danno -e semmai si azzardano a chiederla ai diretti interessati- sull’equilibrio psicofisico, sulla salute di chi fa turni di lavoro massacranti e poi se ne esce di casa a mezzanotte per rientrare (si fa per dire) alle luci dell’alba, in un trantran retto si e no da 2 o 3 ore di sonno? Quando si riposa? Come fa a starci sveglio? Che fa quando guida o mentre lavora? Perché è sempre così nervoso quando gli dico “mangia, lascia stare qual c… di telefonino!”?
E se a tutto questo si aggiunge che in casa ormai il dialogo tra genitori e figli è ai minimi storici, che il solco intergenerazionale si allarga e il non pensare corre sui byte di What’s app, facebook, instagram, twitter.  E che –salvo rare eccezioni in via di estinzione- 9 genitori su 10 non saprebbero rispondere ad almeno due dei quesiti del tipo cosa fa, dove va, con chi va, come e quando ci va, tuo figlio fuori di casa. Ed in più che sui social non vi è il ritratto della propria personalità, ma maschere pirandelliane indossate per apparire senza essere. Allora vuol dire che la nostra comunità, in tutte le sue espressioni, piuttosto che incuriosirsi su nomi e cognomi di pusher farebbe bene a interrogare se stessa sul proprio fallimento, e prima che sia "grande implosione".