Menu Chiudi

A Carpino la pietra si fa statua, musica, poesia

 

Il Gargano non finirà mai di stupire. Il fascino questa volta proviene dalle pietre che la natura ci consegna in forme singolari: nuclei di selce interi e tagliati, raccolti oserei dire religiosamente dal dott. Michelangelo di Mauro nativo di Carpino. Pietre che presentano scenografie, tratteggi e ghirigori che non solo gli artisti sanno apprezzare.

Pietre che evocano elementi della natura, aspetti ludici dell’esistenza, sofferenze e persino il legame con l’Aldilà. Pietre a cui il Di Mauro dà un’anima e assegna i nomi di battesimo. Ed ecco “La Venere del Gargano”, “L’urlo”, “il sauro”, “la foca blanca, “la testa dell’aquila”, “lo zoccolo olandese”, “il cane imprigionato” … .
Nuclei di selce – reperiti nei pressi di Carpino, Cagnano, Ischitella (a Scarcafarica, a Monte Vernone, a Nìveze, nel Piano), in territorio di Vico e di Sannicandro Garganico – che richiamano diversi simboli fallici e variegati mascheroni.
Pietre solo in parte assemblate, come ciascuno può verificare, osservando la sezione “litofunghi”.
Numerosi “rucioli” – come si dice in loco – che devono il loro nome alla capacità di roteare, a causa della loro sfericità.
Una passione che il dott. Di Mauro coltiva sin da bambino e che il 14 giugno 2014 approda in una interessante mostra allestita in un locale di Via Mentana 17, che si affaccia sul suggestivo panorama del Varano.
Opere della natura che il dott. Michelangelo aiuta a leggere ponendole all’attenzione del viandante allo scopo di sensibilizzarlo “alla riscoperta l’altro Gargano”.
“Da ragazzo – riferisce il dottor Di Mauro che da diversi decenni vive a Pescara – non avendo amici del posto, piuttosto che frequentare i bar del paese, da solo me ne andavo per i freschi vaddone, nell’assolata Varisce, nella misteriosa Nìveze, (da Neos Zeos = nuovo dio), ind’ Lu Chian Bicolore (l’argento degli ulivi secolari e il biondo del grano dell’area antistante il lago di Varano), alla ricerca di testimonianze imperiture del passato di cui sentivo il richiamo e a cui fin da allora mi sentivo legato geneticamente”.  … “Quando compongo i litofunghi  divento uno scultore micorrizio (entro cioè in simbiosi come le piante con i funghi)”.

Nel giorno dell’inaugurazione della mostra, ringrazia chi ha creduto nella sua avventura e lo ha aiutato a realizzare  sia l’esposizione, sia il sito internet:  Michele Basanisi, Carlo Giancristofaro, Federico Deidda e Silvia Giampietro, Luciano Gubiotti, Vladimiro Marrama, Giuliano Angelozzi, Pasquale Corsi, la moglie Silvana e le tre figlie, “la buon anima” dello zio Di Cosmo Francesco detto Cicce la post, che gli ha trasmesso l’amore per la terra di Puglia, così come conferma il nome Daunia scelto per una delle sue figlie.   
Il suo progetto è quello di fare della sala un museo etnografico dove il linguaggio della pietra si coniuga con quello della musica e della poesia o, com’è recita il suo slogan,  “la pietra si fa statua, musica, poesia”.
Leonarda Crisetti