Arrivata nel 2004, la prima tranche da 200mila euro non è mai stata impiegata per il rifacimento dell’abbazia. Da allora, polemiche, accuse e denunce. Ma la Corte dei Conti ora chiede i soldi.
Nel Gargano degli abusi e dei soprusi, c’è un’abbazia, quella di-Santa Maria di Kàlena a Peschici, che continua a far discutere tanto nel Promontorio quanto nella città capoluogo di Foggia. Perché un bene di, così inestimabile valore storico, culturale e religioso si trova in mano ai privati? Perché è chiuso e i fedeli non possono entrarvi? E, ancora, perché non si sollecita la famiglia Martucci, proprietaria dell’immobile, affinché lo renda fruibile almeno tutte le domeniche? Di domande sull’abbazia abbandonata, perché così è – di Peschici ce ne sarebbero un milione da fare, ma ora una rimbomba più di altre, e arriva anche alle orecchie di giudici della Corte dei Conti: che fine hanno fatto quei 350mile euro stanziati dall’ allora ministro Francesco Rutelli per il recupero di Kàlena?
La storia
Come in molti’ sapranno, il complesso abbaziale di Santa Maria di Kàlena, insistente nel territorio del comune di Peschici, è chiuso ed appartiene ad una famiglia originaria della località garganica ma residente da anni a Foggia, i Martucci. L’unico giorno in cui è aperta la Chiesa, è 1’8 settembre, in cui si rendono gli onori alla Madonna di Kàlena. Per tutto il resto dell’anno, l’abbazia è lasciata a se stessa, all’incuria ed al degrado, e molte volte anche alle pecore che la frequentano più dei fedeli. Qualche anno fa, si erano riaccese le speranze per Teresa Rauzino, docente rodiana e presidentessa del Centro Studi Martella, da sempre in prima linea per chiedere che Kàlena passasse in mano all’ente pubblico comunale, quando si venne a sapere di un finanziamento che il Ministero dei Beni Culturali decretò per il recupero dell’abbazia: 350mila euro, mica noccioline. Soldi che sono, arrivati solo in parte, ovvero solo 200mila euro .
Ma ugualmente non si fece nulla
Nonostante la somma stanziata e arrivata nelle disponibilità dell’amministrazione comunale, né ci si propose mai per chiedere l’esproprio al Ministero, né ci si interessò di un’ eventuale progettazione che definisse il recupero dell’abbazia. Insomma, di quei 200mila euro che sono arrivati a Peschici, nemmeno un centesimo è stato speso per ridare dignità ad un luogo che, solo tra polemiche e diatribe l’ha persa da un pezzo. Ma se non sono stati investiti sull’abbazia, che fine hanno fatto quei soldi che comunque sono arrivati nella località garganica?
Tavaglione non trovò nulla
Nei comizi della campagna elettorale che portò per la terza volta Franco Tavaglione a sedere sulla poltrona di sindaco di Pesçhici, le accuse all’ ex sindaco Vecera di aver fatto sparire quei soldi non mancarono. Oggi, a distanza di undici anni da quel finanziamento di acqua sotto i ponti n’è passata, e pure parecchia. Innanzitutto, la Corte dei Conti ha presentato il conto all’ amministrazione comunale di Peschici, rea, a detta dei giudici, di non aver saputo gestire parecchi finanziamenti pubblici arrivati – tra cui quello di Kàlena – e lo spettro del dissesto era dietro l’ angolo. Quanto c’era di vero, dunque, di quelle accuse rivolte a Vecera dai suoi oppositori? Lo chiediamo a Tavaglione: "Arrivarono quei 200mila euro, come si sa parte di un finanziamento più ampio. Se sono stati utilizzati per Kàlena? Assolutamente no, questo ve lo posso assicurare. Non si vedono migliorie su quella abbazia né mai è stato fatto alcun lavoro", Quindi che fine hanno fatto quei soldi? "Eh, vorrei tanto saperlo anche io … " Il tono usato da Tavaglione, alquanto allusivo, lascia intendere che quel finanziamento non è mai servito per risistemare l’abbazia. "Non sto dicendo che li abbia intascati qualcuno, sia chiaro. Non voglio in alcun modo accusare nessuno. Sto solo dicendo che non sono stati utilizzati per Kàlena. Se sono rimasti accantonati da qualche parte;" dovete darmi il tempo di fare qualche ricerca e vi faccio sapere. Ma da quando sono sindaco, non ho trovato granché … ", E giù altre allusioni.
E ora che si dice alla Corte?
Se non sono stati utilizzati per ridare una sistemata a Kàlena – mettiamola così – e non si è mai visto un operaio dalle parti dell’abbazia, come sono finiti quei 200mila euro? Sono ancora stipati da qualche parte nelle casse comunali, o non se ne sa proprio nulla? Una domanda a cui dovranno dare risposta innanzitutto gli ex amministratori, e poi i giudici della Corte dei Conti che stanno indagando sulla faccenda. Non è certo normale che un finanziamento pubblico, arrivato dopo anni di pretese e su cui si è focalizzata l’attenzione di centinaia di attivisti e media, sparisca nel nulla e la finalità per cui è giunto a Peschici non si è mai concretizzata. Per cambiare la destinazione d’uso di un finanziamento, occorre chiederlo al Ministero che li ha stanziati quei soldi. Ma anche di questo non v’è traccia. 200mila euro spariti nel nulla, questa è l’unica certezza che gli amici di Kàlena hanno quest’oggi.
Giuseppe Fabio Ciccomascolo
L’attacco
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