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La Puglia delle 81 opere incompiute o abbandonate: scuole, strade e cimiteri nella lista nera

Viaggio fra i casi segnalati dal ministero delle Infrastrutture. La provincia di Foggia è quella in cui sono stati segnalati il maggior numero di casi. Il problema dei finanziamenti che vanno in fumo.

 

 Costruzioni lasciate a metà, scheletro di cemento e pilastri a vista, con i cartelli a indicare progetti trasformati in libri dei sogni. Immobili terminati, inaugurati e mai vissuti. Edifici che non sono neppure arrivati al taglio del nastro. Nell’elenco delle incompiute che il ministero delle Infrastrutture pubblica ogni anno, in Puglia si contano 81 opere. Nei fatti, però, la lista è ben più corposa, se è vero che il censimento ministeriale riporta solo le strutture non ancora completate o in stand by. Infrastrutture, mercati, parchi, centri per ragazzi, frutto nei decenni della corsa delle amministrazioni pubbliche a spendere fondi europei e ministeriali. “Altrimenti sono finanziamenti che si perdono”, ripetono spesso sindaci e assessori.

Un conteggio complessivo non esiste. Qualche dato certo arriva dal ministero. Nell’ultimo elenco fornito dalla Regione Puglia, nel 2014, ci sono 81 opere incompiute. Erano 59 nel 2013. La provincia di Foggia conquista la maglia nera con 23 edifici, seguita da Lecce (18), Taranto (16), Bari (11), Brindisi (9) e Bat (3). Infrastrutture per la mobilità, carceri, scuole, cimiteri, ma anche opere irrigue e fognarie, bonifiche ambientali, per un valore di circa 235 milioni di euro. Nel parco di Bitetto sono arrivati perfino i laghetti artificiali. Da cava a verde urbano, la promessa non è mai stata mantenuta. A Baia dei Campi, sul Gargano, l’acqua serviva invece a riempire la piscina olimpionica: quello che doveva essere un centro turistico da 60mila metri cubi, oggi è un gigante devastato. A Taranto, aggrappata alla ringhiera del lungomare, si scorge la casa dei delfini. Peccato che il ‘tartarugaio’, ospiti oggi solo polvere e ruggine.

Dal Subappennino al Salento, ogni opera abbandonata è un’isola. I più volenterosi s’impegnano a riqualificare gli edifici, costruiti con fondi pubblici e poi dismessi, magari con l’utilizzo di altre risorse, comunitarie o ministeriali. Il viaggio nei progetti dei sogni parte da un paradiso della costa pugliese, nel cuore del Parco nazionale, a dieci chilometri da Vieste. Il direzionale Baia di Campi doveva diventare un centro pilota per lo sviluppo turistico della zona. Cinquanta miliardi di lire l’investimento, tra fondi statali e Ue. La Regione ha provato a rivenderlo, ma non ha trovato acquirenti. Devastato dai vandali, il gioiello garganico con piscina olimpionica, sala congressi e ristoranti è abbandonato al suo destino. Stessa sorte per il Castiglione, sui monti dauni, un centro collettore di attività, con piscina coperta, pista di ghiaccio, maneggio, albergo.

“Un progetto miope, che non ha tenuto conto dei costi per l’avviamento e la vigilanza della struttura”, commenta  Antonio Marella, ex sindaco di Faeto. Poco più a sud, nella Bat, emblematico è il caso dell’Istituto medico psico pedagogico, al confine tra Trani e Bisceglie. Il complesso fu realizzato quarant’anni fa e pagato 20 miliardi di lire. Avrebbe dovuto ospitare un centro per l’assistenza a disabili e minori con problemi psichici, non fu mai inaugurato. Tre aste deserte non hanno assicurato una migliore fortuna. Non è una incompiuta, ma rischia di diventare tale, il centro ricerche Bonomo, alle pendici di Castel del Monte: chiuso dal 30 giugno 2015, da quando sono terminati i progetti in campo agroalimentare. Ora si cercano soluzioni per il futuro, per non lasciarlo un corpo senz’anima.

Laghetti artificiali, un anfiteatro, palestre, casa dello sport, scavi archeologici. A una manciata di chilometri da Bari, a Bitetto, ci sarebbe dovuto essere uno dei più grandi parchi urbani del Mezzogiorno. Per il Mater Domini nel 1987 il Cipe ha investito 22 miliardi. “Un pasticcio coi fondi pubblici”, ammettono gli amministratori locali. Dal censimento dell’associazione Pop Hub, al possibile recupero. “Proveremo a farlo con un accordo pubblico privato, con la partecipazione dei cittadini”, spiega Mariagiovanna Turturo, progettista e consulente di Murgiafor. Destinato ai giovanissimi, anche il Museo dei ragazzi di Noci. “Non un’incompiuta, perché la costruzione è ultimata – precisa il sindaco Domenico Nisi – stiamo predisponendo la manifestazione di interessi per affidarne la gestione”.

Più di un milione di euro per il centro, pronto da mesi, con teatro, uffici, sala multifunzione per le video proiezioni. “Preferisco aspettare, piuttosto che tagliare il nastro di un posto che resti chiuso”, è il messaggio del primo cittadino. Non va meglio agli operatori mercatali all’ingrosso di Bari: dal 2010 aspettano di entrare nel Mercato agrolimentare di Mungivacca. Duemila metri quadrati per 20 milioni di euro, per i quali il Comune ora ha trovato destinazione. La più clamorosa delle incompiute brindisine è invece il Centro di carico intermodale a Francavilla Fontana. Realizzato nel 1998 con fondi Cipe, quasi 16 milioni. Centro stoccaggio, celle frigorifere, centraline elettriche, uffici, perfino una banca. Tutto arredato. “Si sarebbero dovuti lavorare i prodotti agro-alimentari, ma da qui non è mai passato nemmeno un pomodoro”, denuncia l’avvocato Mario Filomeno, consigliere comunale indipendente.

Da Taranto sono transitati, senza fermarsi, i soldi del piano Urban II. Realizzato un centro per tartarughe, che ora è un ecomostro. Cinque milioni di fondi Fesr per il restauro di due palazzi storici sono andati in fumo, mentre il cinema Fusco, acquistato, è abbandonato. A deliziare i turisti, nella perla adriatica di Santa Cesarea, ci sarebbe dovuto essere il Mammoccione, complesso termale da 50 miliardi e mai ultimato, tra sequestri giudiziari e l’incapacità di trovare un gestore. A Nardò lo spreco di fondi pubblici si consuma invece in casa. Due i mostri di cemento: il municipio in via Incoronata e il gerontocomio.

In molti casi il problema è la gestione. Un esempio su tutti è quello dei Laboratori urbani. Grazie all’importante programma regionale, in Puglia sono stati ristrutturati 151 edifici con 54 milioni di euro. Di questi, 83 sono attivi, 36 chiusi (e in fase di riaffidamento) e 32 stanno per aprire. La giunta regionale ha ora investito ulteriori 7 milioni di euro per la rifunzionalizzazione e altri fondi per incentivare gestori privati ad avviare le attività.

SILVIA DIPINTO

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