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Per la DNA in Capitanata mafia impenetrabile e dedita ai rifiuti

La realtà garganica che in questo momento desta il maggior allarme sociale è senza dubbio quella di Vieste.

 

 Solidità granitica, elevata capacità di programmare e attuare strategie con serietà e disciplina e di imporre severe regole comportamentali interne. Ma anche impenetrabilità, che rende il lavoro degli investigatori particolarmente arduo. E’ l’analisi della criminalità organizzata di stampo mafioso operante in provincia di  Foggia – storicamente distinta in “Clan dei montanari” e “Società foggiana” – secondo quanto emerge dalla relazione annuale della Direziona nazionale antimafia e terrorismo. Una relazione che lancia anche l’allarme sull’affare illegale dei rifiuti. Per la Dna, infatti, la Capitanata – già pesantemente inquinato dai rifiuti scoperti con l’operazione “Black Land” è oggetto di ulteriori e approfondite indagini, tuttora coperte dal segreto investigativo aventi ad oggetto attività di spandimento e tombamento di rifiuti speciali, anche provenienti da altre Regioni, sversati persino in aree con vincoli ambientali. Per quel che riguarda la criminalità organizzata la relazione evidenzia come la cortina di impenetrabilità che protegge la mafia foggiana è inspiegabilmente più fitta proprio attorno ai possibili legami tra la mafia foggiana e le istituzioni politico – amministrative, dei quali, peraltro, vi è chiara traccia nelle operazioni “Rinascimento” e “Piazza pulita” che accertò infiltrazioni mafiose nell’ azienda municipalizzata che gestiva la raccolta di rsu nel capoluogo dauno. Nell’ultimo anno si registra un momento di crisi della “Società Foggiana”, dovuto agli effetti delle carcerazioni di quasi tutta la sua componente di vertice e ai sequestri patrimoniali effettuati. Va segnalata, rispetto al passato, una significativa recrudescenza degli atti intimidatori ai danni degli esercizi commerciali mediante utilizzo di ordigni esplosivi. Il muro di assoluta omertà, che ha sempre costituito un cono d’ombra per la mafia foggiana, sembra subire qualche crepa, dal momento che sia sta iniziando a registrare nelle estorsioni di mafia una maggiore collaborazione delle vittime. La realtà garganica che in questo momento desta il maggior allarme sociale è senza dubbio quella di Vieste, dove è in atto un feroce contrasto interno al sodalizio che faceva capo ad Angelo Notarangelo. L’omicidio del boss viestano, del 26 gennaio del  2015, ha determinato una profonda rimodulazione degli equilibri mafiosi, mettendo in discussione anche a seguito di ulteriori e successivi fatti di sangue il ruolo di preminenza che i Notarangelo avevano storicamente rivestito all’interno della criminalità organizzata viestana. Il drammatico contrasto interno al clan riflette evidentemente fattori esterni quale l’evoluzione dei rapporti tra le diverse mafie della Capitana, sempre più orientate a costruire reciproche alleanze per la gestione degli affari economici più imponenti, come quelli legati al settore illecito del traffico di droga e al settore del turismo: obiettivi per i quali risulta strategico, assumere il controllo della costa garganica.

Luca Pernice

 

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