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Risparmio/ Banca Apulia e il tracollo degli azionisti: “Un Vietnam”

Il cda di Veneto Banca ha stabilito il prezzo per ogni azione in vista della quotazione in Borsa: ogni titolo ora oscilla tra i 10 e i 50 centesimi. Solo un anno fa un’azione valeva 40 euro. Solo a Bari città sarebbero andati in fumo circa 52 milioni.

 

 Carta straccia. È quella che migliaia di risparmiatori e imprenditori pugliesi si ritrovano nelle tasche. Quella carta straccia l’hanno pagata a caro prezzo fino allo scorso anno. Stiamo parlando delle azioni Veneto Banca che i clienti pugliesi hanno acquistato dalle filiali di Banca Apulia, appartenente al gruppo veneto dal 2010. Due giorni fa il cda di Veneto Banca ha stabilito il prezzo per ogni azione in vista della quotazione in Borsa (così come indicato dalla legge sulle banche che prevede la trasformazione delle popolari e degli istituti cooperativi in società per azioni). Il prezzo di ogni titolo ora oscilla tra i 10 e i 50 centesimi.

Peccato che solo un anno fa un’azione valeva 40 euro. Un prezzo massimo determinato da un consiglio di amministrazione sulla base di motivazioni che si sono rivelate deboli. Quello è il prezzo a cui migliaia di clienti, anche pugliesi, hanno acquistato i titoli. Ma già a dicembre scorso il valore delle azioni era crollato a 7,50 euro. Ora c’è stato il tracollo finale, mandando in fumo i risparmi di migliaia di persone, anche in Puglia.

Difficile stabilire quanti siano i pugliesi coinvolti in questa vicenda. Sta di fatto che a dicembre scorso erano già duemila gli azionisti in regione che avevano presentato esposti contro Banca Apulia tramite le associazioni dei consumatori. Si tratta per la maggior parte di piccoli risparmiatori convinti dai dipendenti agli sportelli degli istituti bancari ad acquistare quei titoli perché considerati sicuri.

In questa partita che coinvolge in tutta Italia 87mila persone, ci sono anche molti imprenditori pugliesi, alcuni dei quali avevano investito anche milioni di euro in azioni. Ma il numero delle persone coinvolte in Puglia potrebbe essere molto più alto, visto che Banca Apulia può contare su circa 150mila clienti. Del resto, secondo il quotidiano La Stampa il crollo delle quotazioni delle azioni ha causato perdite per 5 miliardi di euro in tutta Italia. Nella mappa geografica della ricchezza svanita (basata su dati del 2015, calcolando quanta riccheza è stata bruciata a partire dal valore massimo raggiunto dalle azioni, pari a 40,75 euro, fino al valore odierno pari a 10 centesimi) la Puglia è, dopo il Veneto e le grandi città del Centro-Nord, l’area più colpita dal problema, di sicuro la più colpita in tutto il Meridione.

Secondo i calcoli del quotidiano torinese, il crollo delle azioni avrebbe causato per gli azionisti pugliesi una perdita di circa 230 milioni di euro di valore dei titoli. Solo a Bari città sarebbero andati in fumo circa 52 milioni. Molti i danni in provincia di Foggia, e non è un caso visto che la sede legale e amministrativa di Banca Apulia è a San Severo. Nel capoluogo foggiano sarebbero stati bruciati 12 milioni di euro, altri 9,5 proprio a San Severo. A questi si aggiungono altri milioni di euro di risparmi persi in decine di altri paesi della provincia foggiana, ma anche nella Bat, a Taranto, Brindisi e Lecce.

Le associazioni dei consumatori, da mesi sul piede di guerra su questa storia, ora pretendono che la banca si apra al dialogo: "È urgente avviare una seria procedura di riconciliazione per evitare il Vietnam" ha dichiarato il Movimento nazionale dei Consumatori, considerando che dopo reclami, avvio di mediazioni e le prime azioni giudiziarie la banca di Montebelluna non ha mai mostrato aperture al dialogo nonostante la stessa associazione abbia riscontrato "gravi e palesi violazioni della normativa Mifid", ovvero la scheda che descrive le caratteristiche di ogni cliente di banca. "Puntiamo alla conciliazione" conferma Bruno Maizzi del Movimento Consumatori Puglia.
Anche Massimo Melpignano, presidente di Adusbef Puglia, pensa che sia necessario "verificare se quelle azioni sono state vendute in modo corretto, se questi clienti avevano un profilo Mifid adeguato a comprendere ciò che stavano acquistando. Chi si è rivolto a noi ha ammesso che l’acquisto delle azioni era caldamente suggerito nelle filiali per ottenere un mutuo. La banca ora dimostri di aver venduto quei prodotti senza violare le regole. Se troveremo di fronte un muro.

ANTONELLO CASSANO
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

 

 

 

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