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Gargano, vento nuovo o rimasugli sparsi?

Ci sono qua e là persone dotate di indubbio talento e preparazione, idee chiare, forte volontà, pronte ad affrontare nuove battaglie per far emergere quanto di buono, e di nuovo, potrebbe offrire il Gargano, guadagnare qualche tappa per non restare indietro nella lunga e stucchevole gara con il Salento.  I temi e gli argomenti sono tanti, è inutile esercizio elencarli continuamente. Ma due svettano su tutti e vengono richiamati come mantra a beneficio della tesi: Sistema e Cultura. Da San Giovanni Rotondo a Monte SantAngelo; da Vieste a Vico del Gargano, da Peschici a Rodi, da Carpino a Sannicandro, e via, via tutti gli altri, ognuno rivendica il suo punto di forza e ognuno presenta la sua ricetta.
Questo rifiorire di attenzioni potrebbe far sperare in esiti positivi se non ci accorgessimo che nell’esercizio della politica locale, e in particolar modo della buona politica, mancano proprio " sistema e cultura ". Sono temi ed argomenti che poco o per nulla trovano ascolto e accoglienza nelle stanze dei nostri municipi. Qui regna il pressapochismo, l’improvvisazione, lo scambio fra consenso e favori, l’accattonaggio, il basso profilo, il tirare a durare e campare. Siamo ancora lontani, e con la liquefazione dei partiti lo siamo ancora di più, da quel salto di qualità che trasformi il consenso " dall’occupare il territorio"  al " governare " il territorio.
Lo diciamo ad ogni convegno, incontro, dibattito, assemblea, campagna elettorale. Lo ripetiamo sempre, quotidianamente, fra amici e in mezzo a quella rara opinione pubblica avvertita, consapevole, che la più forte spinta all’economia, al benessere, all’ammodernamento, alla valorizzazione, persino al riscatto del nostro territorio, può venire dall’immenso e diffuso patrimonio storico, architettonico, paesaggistico, naturalistico, archeologico, religioso, tradizionale. Ed invece, ci troviamo a discutere, ( e a dividerci ), sulle speculazioni edilizie, l’assalto brutale al territorio, dissesto idrogeologico, responsabilità, spartizioni clientelari, amministrazioni e amministratori collettori di voto di scambio e gabellieri. Sono anni che non sentiamo più un amministratore pubblico parlare, proporre, deliberare a difesa delle nostre inviadibili condizioni climatiche, qualità dell’aria, fruizione di consumi culturali, stli di vita. Forse hanno ragione loro: queste cose non si mangiano. Forse una parte di responsbilità la dobbiamo attribuire proprio a questa condizione dispersiva e frantumata delle " belle volontà ", rimasugli sparsi, appunto, che non fanno Sistema nonostante il grido di dolore che giunge da tanto degrado e incuria.
E’ responsabilità di tutti continuare a scaldarci e buttare tutto in caciara, su mass media e l’onnipresente Facebook, piuttosto che analizzare, serenamente ma severamente, la nostra qualità politica e il governo di questo territorio, se vogliamo con spirito libero contribuire al nutrimento culturale del Gargano.

Michele Angelicchio