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Vico/ Erri De Luca: “La parola pubblica? Non vale, si smentisce tutto”

Lo scrittore al Premio Giornalistico Vincenzo Afferrante con il premiato Amedeo Ricucci.

 

 L’im­portanza della parola al centro del Premio Gargano di Giornalismo "Vincenzo Afferrante", alla sua quarta edizione. Michele Cucuzza, il notissimo giornalista che ha condotto la se­rata, ha avvicinato con le sue do­mande il folto pubblico al vinci­tore del premio, Amedeo Ricucci, il giornalista inviato di guerra del Tg1 che ha seguito i più impor­tanti conflitti degli ultimi vent’anni, ed al super ospite Erri De Luca. Lo scrittore ha accettato l’invito di Michele Afferrante, il giornalista e autore Rai, figlio del crolli­sta cui è intitolato il premio. Dalla rifles­sione sul terremoto che ha colpito l’Italia centrale il terremo­to è un naufragio in terra .. ») alle sue pa­role sul … valore della parola: «A me sem­bra – ha detto lo scrit­tore che la parola pubblica abbia perso consistenza; nel senso che può essere smentita il giorno do­po. Ormai si può dire il contrario di quello che si è detto poco tempo prima, si può mentire spudoratamente senza che ci sia alcuna conseguenza sul prestigio della persona. La parola pubblica si è sganciata dalla responsabilità. Fortunatamente una parola così scarsa di peso sta producendo una richiesta, un desiderio di ascolto di parole diverse». Lo scrittore pe­rò può fare molto: «Un ciabattino deve fare buone calzature, ma se vuole fare qualcosa di più per la propria comunità deve adoperarsi perché tutti quanti possano an­dare in giro con un bel paio di scarpe. Lo scrittore,oltre a scri­vere bene, può fare in più che tutti possano avere il diritto di parola … ascoltata». Un piccolo trabucco è stato con­segnato dal sindaco Michele Sementino ad Erri De Luca,che pri­ma di congedarsi ha detto ai gio­vani: «Per migliorare il proprio sistema immunitario nei confron­ti del mondo è necessario avere un proprio vocabolario che contrasta con quello ufficiale, che continua­mente decide se la parola che sta ascoltando è giusta o sbagliata. E per fare questo bisogna leggere molti libri». Un servizio del giornalista Amedeo Ricucci sulla guerra in Siria, un toccante reportage girato sot­to le bombe ad Alep­po, ha riportato la ri­flessione sulla guer­ra: 450mila morti, 6 milioni di persone rifugiate all’estero e 5 milioni di sfollati in­terni. «Restare 11 giorni con una benda sugli occhi, con le mani legate dietro la schiena, con dei mi­liziani incappucciati che si divertono a fa­re la roulette russa è un’esperienza che non auguri a nessun nemico» ha poi riassunto Ricucci, parlando del suo sequestro. Grande emozione per la foto del piccolo Omràn,il bambino di 5 anni ferito nei bombardamenti su Aleppo: Ri­cucci ha sentito la famiglia; che ha rifiutato interviste a pagamento (un giornalista americano aveva offerto 10mila dollari’), il premio a Ricucci è stato consegnato da Na­tale Làbia, vicépresidente dell’Or­dine dei Giornalisti di Puglia e da Nicola Sgherzi, luogotenente del Team Artificieri del ministero del­la Difesa e Medaglia al valore dell’esercito (nato a Vico).