La salma di Antonio Piccininno è stata trovata, ma sulla vicenda restano tanti dubbi Ad iniziare dalla notizia di richiesta di riscatto che, da subito, è stata accostata alla restituzione del corpo del cantautore di musica popolare carpinese. Secondo quelle che erano state le indiscrezioni raccolte nel centro garganico, la richiesta avanzata alla famiglia era stata di 100mila euro (per qualche altro la metà: 50mila euro). Notizia mai smentita. Ieri l’altra notizia: “La bara contenente il corpo di “Zi Nton” è stata ritrovata, dalla Polizia Stradale, sul ciglio della strada a pochi chi¬lometri dal centro abitato di Vieste, località San Felice”. Il ritrovamento è quantome¬no strano. Troppe somiglianze con i classici “cavalli di ritorno” (i riscatti pagati per ritrovare le automobili rubate). Tra le parti “grigie” delle prime sommarie ricostruzioni c’è la storia dell’autocarro che si “dileguava” verso Mattinata. La domanda di alcuni utenti social è: “come può un autocarro dileguarsi con la Polizia a 300 metri?”. Alcuni sostengono che il ritrovamento della salma di Piccininno è connessa al “trasferimento in altro posto” che i ladri stavano effettuando per av¬vicinare a Carpino (forse con la volontà di restituire?) il corpo del vecchio cantore. Addirittura, tra le tante e diverse ricostruzioni, la bara sarebbe fuoriuscita dal portellone posteriore dell’autocarro in seguito ad una curva. I ladri sarebbero scesi per recuperare la salma ma l’arrivo degli agenti avrebbe fatto cambiare idea ai malfattori che avrebbero deciso di scappare (su un autocarro , in panne!). La ricostruzione ufficiale degli agenti della Polstrada:”’Durante il servizio di pattugliamento notturno, mirato alla prevenzione e repressione dei reati, una pattuglia della Sottosezione Polstrada di Vieste si imbatteva nei, probabili malviventi fautori del vile atto criminoso. La bara, ancora sigillata, veniva ritrovata nei pressi di Vieste in località San Felice, semi occultata nella vegetazione antistante la carreggiata della SP 53, dove i malviventi se ne disfacevano, probabilmente perché sentitisi intercettati e braccati dagli operatori della, Polstrada, per poi darsi a precipitosa fuga. Recuperati i resti terreni del maestro, venivano trasportati presso il Cimitero di Vieste ove ottenute le necessarie autorizzazioni, veniva aperta bara da personale delle pompe funebri”. Tra i primi ad essere informato del ritrovamento del corpo di Zi Nton, avvenuto verso l’1,30 della notte tra sabato e domenica, il referente del gruppo folkloristico di Vieste “Pizziche e Muzzeche” che a sua volta ha allertato Nicola Gentile, presidente dei “Cantori di Carpino” e Michele Simone nipo¬te del cantore carpinese. ”A quasi tre mesi dalla morte e dal trafugamento ritrovato il corpo del cantore pugliese a Vieste. Dopo il clamore della noti¬zia e una sciacalla richiesta di riscatto riportata da un quotidiano (il nostro), era calato il silenzio, sicuramente anche di rispetto verso la famiglia visto la delicatezza della situazione. L’altra mattina la notizia del ritrovamento della bara ai bordi della strada nei pressi della baia di San Felice. Per la memoria, le nostre tradizioni e la nostra cultura bentornato Piccininno! Ora puoi riposare in pace”, è stato il commento dei responsabili del Carpino Folk Festival sulla propria pagina facebook. Nulla, al momento, è trapelato. sugli autori del furto. Gli inquirenti non escluderebbero alcuna ipotesi da quella che porta ad alcuni giovani del posto già noti alle Forze dell’Ordine per consumo e spaccio di droga, altra pista è quella che porterebbe a gruppi criminali organizzati. La salma di Piccininno, profanata dieci giorni dopo la sua morte (avvenuta il 9 dicembre del 2016, nel centro riabilitazione di Rodi Garganico dov’era ospite da qualche tempo. Il corpo di Antonio Piccininno con nacchere e capello, dopo essere stato riconosciuto dal figlio e dopo i rilievi effettuati sulla bara dalla polizia scientifica, è stato affidato alla famiglia su disposizione del magistrato di turno della Procura della Re pubblica di Foggia il Maria Giuseppina Gravina.
Michele Gemma
L’attacco
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