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Così la Puglia previene la “gestosi”. Diagnosi prenatale con ecografia.

Donne che muoiono «inspiegabilmente» di parto o che devono ricorrere in urgenza a parti cesarei con bimbi fatti nascere prematuri a sei-sette mesi invece delle 40 settimane previste. Si tratta spesso di tragedie umane e sociali difficili da af­frontare e che potrebbero essere evitate con una ecografia che si fa al terzo mese di gravidanza. Un esame di routine che può fare la differenza tra una nascita che diventa, dramma o un momento di gioia. La Puglia, nell’arco di quest’anno, punta a di­ventare 1a prima regione in Italia dove una rete di medici e centri specializzati pubblici può dare gratuitamente questo servizio di screening neonatale. I primi che già hanno già avviato da circa un anno que­sto sistema di controllo sono i medici dell’Unità di «Medicina Fetale e Diagnosi Prenatale» dell’Ospedale Di Venere di Bari, entro l’estate accoglieranno nella loro struttura due colleghi di ogni grande ospedale provinciale per formarli sul corretto ap­proccio da seguire e sull’utilizzo di un software specifico che elabora i dati delle singole puerpere che si sottopongono a visite ginecologiche. Un pro­getto apprezzato dal presidente della Regione che, durante la presentazione, ha dichiarato: «E vero che chiudo reparti, ma sostengo anche le eccellenze». «La patologia materna di cui stiamo parlando si chiama preeclampsia -spiega il dottor Paolo Volpe responsabile del reparto di medicina fetale del Di Venere – e l’analisi del rischio si può effettuare su ogni donna in gravidanza che si sottopone ad eco­grafia al terzo mese. Non è un esame invasivo, non ha un costo aggiuntivo perché si tratta di elaborare dati che già si raccolgono di routine, ma ti permette di capire entro la 14 settimana di gestazione se una donna è a rischio e prendere le dovute precauzioni». La terapia per la futura mamma, che può incorrere nella disfunzione, è assumere acido acetilsalicilico, una banale aspirinetta, che può fare la differenza per la sua vita e quella del bambino. «Le donne che possono sviluppare questa pa­tologia, che può portare alla morte loro e dei loro bambini, si calcola siano 3 su 100- spiega Volpe -, In Puglia con meno di 32mila parti all’anno significa intercettare l’emergenza di circa 1.000 donne. La terapia con l’aspirinetta è efficace nel 70-80% dei casi, per l’altro 20% significa da parte del medico avere più cura ed attenzione per la puerpera e’ intervenire ai primi segnali. A patto che sappia già che la donna soffre di questo problema. Noi puntiamo proprio a questo: a una maggiore consapevolezza da parte delle donne e a una formazione più specifica dei tanti colleghi che operano sul territorio regionale». Nell’arco dei prossimi sei mesi la Puglia punta a diventare l’unica regione in Italia in cui il sistema sanitario pubblico cerca di garantire al massimo la vita e il benessere delle future mamme e dei loro bambini, e a costo zero per il sistema sanitario anche se evitare la tragedia della morte di una donna o di un bimbo che nasce prematuro o con gravi deficit non dovrebbe sollevare polemiche sui costi. «Formando colleghi, che poi magari faranno lo stesso tornati nei loro ospedali, puntiamo a creare una rete che entro la fine dell’anno può sottoporre a screening il 50 % delle donne in gravidanza». Con un effetto a cascata si può ipotizzare che entro il 2018 tutte le donne pugliesi possano aver garantito il loro benessere in gravidanza. La preeclampsia è una patologia subdola, non ci sono categorie di donne a rischio specifico e quando si manifesta spesso è troppo tardi per intervenire, ecco perché la diagnosi preventiva è così impor­tante. Un tempo veniva definita «gestosi» e le nostre mamme e nonne tremavano al solo termine; la pressione saliva inspiegabilmente e la donna mo­riva, spesso con il suo bambino.

Rita Schena