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Federpesca dice no al fermo «Prima gli indennizzi 2014/15. Senza sicurezze, disarmeremo i pescherecci». Scendono in campo le organizzazioni sindacali.

La Giunta di Federpesca, riunita a Roma anche per affrontare le persistenti difficoltà del settore, ha assunto all’una­nimità una posizione netta sulla prospet­tiva di reiterare un ulteriore periodo di fermo biologico, senza che siano state cor­risposte alle imprese le indennità dovute . per il fermo osservato obbligatoriamente negli anni 2015 e 2016.
«Un ritardo inaccettabile, frutto di im­preparazione e improvvisazione» – attacca – Luigi Giannini, presidente della Federa­zione – «L’interruzione prolungata dell’at­tività di pesca, imposta nello scorso biennio attraverso fermo biologico e fermo tecnico, ha costretto le aziende a sopportare comun­que i costi di armamento del peschereccio». Invece quest’anno, dicono con sicurezza dalla giunta di Federpesca – nessuno potrà impedire il disarmo generalizzato delle uni­tà da pesca destinatarie della misura se gli armatori non incasseranno. prima le .in­dennità attese da ben due anni». Il nuovo fermo, stando alle intenzioni anticipate dal ministero delle Politiche Agricole, sarebbe indennizzato per sole 26 giornate, a fronte di un’interruzione di 90 giorni, includendo il fermo tecnico. «Nean­che chiaro, a tutt’oggi – dicono da Federpesca – il meccanismo di erogazione dell’indennità giornaliera prevista per gli equi­paggi dalla norma introdotta per il 2017 dalla Legge di stabilità: 30 euro lordi al giorno, senza una espressa previsione sugli (meri contributivi, senza un preciso mec­canismo di erogazione». Federpesca da sempre sostiene l’oppor­tunità di una modulazione dello sforzo di pesca, anche per periodi più lunghi, ma che passi attraverso la chiusura generalizzata una adeguata fascia di rispetto dalla costa, quella maggiormente deputata alla ripro­duzione e all’accrescimento di taglia delle specie ittiche. «C’è però – conclude Giannini – chi propende per un fermo sempre uguale a se stesso, che impegni risorse pubbliche teoricamente destinate al parziale ristoro di imprese e lavoratori. Ciò anche in con­siderazione del fatto che molte aziende ri­sulteranno comunque escluse a causa di penalizzazione derivante dal feroce sistema sanzionatorio in vigore. A questo punto, per gll imprenditori della pesca italiana, meglio lasciare i pescherecci in disarmo a banchina e andare in spiaggia, chiedendo magari ospitalità sotto l’ombrellone dei po­litici e degli amministratori che portano la responsabilità del settore».