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Bari/ Orario ridotto perchè mancano 27: in sei poliambulatori si fa mezza giornata. Resteranno aperti i Ppit di Vico e Vieste.

Carenza di medici e carenza di sangue, ma soprattutto prove generali di nuove chiusure. Come ogni anno, l’estate si conferma la stagione più difficile. La mancanza di camici bianchi ha spinto l’Asl Bari a un’azione radicale: ridurre, a partire da oggi, l’attività di sei Punti di primo intervento territoriali, i cosiddetti Ppit, da h24 ad h12. Si tratta di poliambulatori che per funzionare hanno bisogno di decine fra medici e infermieri. I punti che da oggi non saranno più attivi per una parte della giornata sono quelli presenti negli ospedali di Conversano, Casamassima, Rutigliano, Castellana Grotte, Giovinazzo e Santeramo in Colle.

“Ci mancano 27 medici – spiega il direttore generale dell’Asl Bari, Vito Montanaro – che dobbiamo adibire al settore dell’emergenza urgenza. La riduzione è stata programmata nelle more della riconversione totale dei Punti di primo intervento”. In pratica questa operazione serve a testare la prossima rivoluzione della sanità pugliese, ovvero la chiusura definitiva di 23 Punti di primo intervento territoriale che effettuano meno di 6mila accessi all’anno. Al loro posto sorgeranno delle postazioni del 118. Un modo per potenziare il servizio dell’emergenza-urgenza e liberare forza lavoro attualmente impiegata in Ppit poco frequentati.

Una rivoluzione prevista, come al solito, nel decreto ministeriale 70 e indicata nel piano di riordino pugliese. Attualmente in Puglia ci sono 30 Punti di primo intervento. Di questi, 23 non superano la cifra dei 6mila accessi e dovranno essere tagliati. Per la maggior parte si trovano proprio nell’Asl Bari (sono 14 tra cui i sei che ridurranno l’attività). Ma chiuderanno anche i Ppit di Minervino Murge e Spinazzola nell’Asl Bat, San Marco in Lamis a Foggia, Mottola e Ginosa a Taranto, Cisternino a Brindisi e Campi Salentina, Nardò e Poggiardo nell’Asl di Lecce. Resteranno invece aperti i 7 Ppit (Bitonto, Torremaggiore, Vieste, Vico del Gargano, Massafra, Ceglie Messapica e Mesagne) che effettuano più di 6mila prestazioni annue.

I 23 Ppit pugliesi dovranno chiudere definitivamente i battenti dal primo ottobre prossimo. “Noi però – spiega ancora Montanaro sempre di intesa con l’assessorato abbiamo cercato di tenerli aperti ancora per il periodo estivo in cui la Puglia è frequentata da turisti. In questi mesi infatti il Ppit diventa una sacca di alleggerimento per i pronto soccorso”.

Ma non di sola carenza di medici soffre il sistema sanitario pugliese. Negli ultimi giorni gli ospedali hanno dovuto fa fronte a una grave carenza di sangue. Grave a tal punto da spingere le Asl di Lecce e Brindisi a sospendere gli interventi chirurgici d’elezione. Ora l’emergenza è rientrata, soprattutto a Lecce dove è ripresa l’attività chirurgica.

“Ma le carenze rimangono pesanti – avverte Michele Scelsi, direttore del Coordinamento regionale per le attività trasfusionali – le donazioni di sangue in tutta la Puglia sono inferiori del 20 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Abbiamo 1600 sacche in meno rispetto
alla media regionale”. Il crollo si è avuto nell’ultima settimana a causa dell’ondata di grande caldo che ha spinto molta gente a rinviare la donazione. Aiuti dalle altre regioni? Neanche per sogno: “Ho provato a chiedere sacche di sangue a Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Friuli. Mi hanno risposto picche. Mi hanno spiegato che si tratta di una misura di prevenzione in vista del concerto di Vasco Rossi. Per il momento dovremo aiutarci da soli”.

ANTONELLO CASSANO
repubblica bari

 

 

 

 

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