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Giustizia Privata/ Liberi altri due commercialisti. Accusati di corruzione, il gip revoca i domiciliari, ma li sospende dal lavoro

Tornati liberi nei giorni scorsi dopo un mese agli arresti domiciliari altri due commercialisti arrestati l’8 novembre scorso e posti ai domiciliari nell’inchiesta «Giustizia privata», contrassegnata da 10 arresti e 3 misure interdittive di sospensione dal lavoro che riguarda sia la presunta compravendita di sentenze alle commissioni tributarie per favorire alcuni difensori di contribuenti, sia la presunta stesura delle decisioni da parte di impiegati con alcuni giudici tributari che si sarebbero limitati a firmarle, invece di redigerle in prima persona. Il gip del Tribunale di Foggia Carlo Protano ha accolto l’istanza degli avvocati Gianluca Ursitti e Michele Laforgia e rimesso in libertà i commercialisti Francesco Ricciardi di Foggia e Gaetano Valerio di Vieste, coinvolti nell’inchiesta quali difensori di contribuenti nei ricorsi alle commissione tributarie: il gip ha disposto la sostituzione dei domiciliari con la misura interdittiva del divieto di difendere contribuenti in sede di commissione tributaria. I due indagati si dicono innocenti.
La decisione del gip di ritenere attenuate le esigenze cautelari e quindi di revocare i domiciliari per i due commercialisti, segue il rigetto delle istanze difensive da parte del Tribunale della libertà di Bari. Ricciardi è indagato per un episodio di concorso in corruzione e falso: «ha addirittura partecipato alla stesura della sentenza», scrisse il gip Marco Ferrucci (dal primo novembre ha lasciato il Tribunale di Foggia per trasferirsi in corte d’appello Campobasso, ecco perché sulle istanze difensive si è pronunciato il giudice Protano) nell’ordinanza cautelare. Gaetano Valerio è invece indagato per due episodi di concorso in corruzione, sul presupposto che abbia «sistematicamente pagato funzionari pubblici per condizionare l’esito di giudizi tributari», stando sempre all’analisi del giudice firmatario del provvedimento restrittivo, accusa respinta dalla difesa.
A distanza di 40 giorni dal blitz di Procura foggiana e sezione anticorruzione del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bari, quasi tutti i 10 indagati arrestati sono stati rimessi in libertà, in alcuni casi con sostituzione dei domiciliari con la misura interdittiva della sospensione dal lavoro. L’inchiesta «Giustizia privata» conta una quarantina di indagati accusati a vario titolo di corruzione per la presunta compravendite di sentenze con mazzette versate da difensori ad alcuni impiegati che le avrebbero spartite con giudici; falso, sul presupposto che le decisioni non siano state scritte da alcuni dei giudici tributari che si sarebbero limitati a firmarle dopo che della redazione si sarebbero occupati alcuni impiegati e/o ex impiegati della commissione tributaria provinciale e della sezione distaccata di Foggia della commissione tributaria regionale); e truffa, per i compensi erogati dal ministero delle Finanze ai giudici tributari per la redazione delle sentenze «incriminate»: sono 231 le sentenze firmate da tre giudici tributari tra il 2015 e il 2017 che sarebbero state invece redatte da impiegati. In occasione del blitz dell’8 novembre, le Fiamme gialle eseguirono 13 ordinanze cautelari firmate dal gip su richiesta del pubblico ministero Anna Landi che coordina l’inchiesta: arresti domiciliari per 10 persone (4 commercialisti giudici tributari, alcuni dei quali dopo il blitz si sono dimessi tornando liberi; altri 4 commercialisti che svolgevano le vesti di difensori in commissione tributaria nei ricorsi dei loro clienti; 2 impiegati e ex impiegati dell’organismo); e interdizione dal lavoro per un anno (la durata massima prevista dalla misura) per altri 3 commercialisti che pure svolgevano le funzioni di difensori di con-tribuenti ricorrenti davanti all’organo giudiziario tributario contro tasse e imposte. L’indagine non è ancora finita, come dimostrano le perquisizioni eseguite nei giorni scorsi tra Foggia e Bari. L’accusa poggia su intercettazioni, riprese video che avrebbero monitorato in alcuni casi anche la consegna di mazzette ad alcuni impiegati delle commissioni tributarie e/o intermediari, e sulle ammissioni e chiamate in correità di tre impiegati ed un intermediario, indagati a piede libero.

gazzettacapitanata

 

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