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Puglia/ Marijuana, un affare da un miliardo. 36 tonnellate sequestrate nel 2017: valgono 500 milioni, metà del bilancio della Regione

Si intrecciano le rotte del narcotraffico verso la Puglia, con un 2017 che consegna agli investigatori le nuove strategie messe in atto dalle organizzazioni criminali per fare entrare fiumi di droga dalla “porta d’Oriente”. I clan baresi che contendono il ruolo da protagonisti ai salentini e quelli foggiani che si ammazzano per decidere a chi tocca interloquire con gli albanesi su attività milionarie. Che il giro di denaro mosso dalla marijuana sia enorme non ci sono dubbi: soltanto le 36 tonnellate sequestrate dal Roan (Reparto operativo aeronavale) della guardia di finanza negli ultimi 12 mesi avrebbero fruttato mezzo miliardo di euro. Quasi la metà del bilancio della Regione Puglia, tanto per capirsi. Senza dimenticare che per tanta droga sequestrata, almeno altrettanta arriva a terra. E che più è elevato il principio attivo della sostanza, più grande è il suo valore.
L’operazione effettuata il 7 settembre al largo di Vieste è emblematica: tre scafisti albanesi furono bloccati mentre cercavano di sbarcare 185 pacchi da 4 tonnellate. Il guadagno inizialmente ipotizzato era sui 40 milioni di euro, ma le analisi di laboratorio hanno dimostrato che la purezza dello stupefacente era tale da poter essere venduto a più del doppio del prezza corrente (10 euro al grammo), per cui il valore si aggirava attorno ai 100 milioni. In quella circostanza la pm foggiana Francesca Pirrelli evidenziò il ruolo del traffico di stupefacenti nel recente rafforzamento dei gruppi foggiani. Nonché l’importanza dei legami con gli albanesi, «da spezzare se vogliamo disturbare i clan». Ancora oltre si è spinto, pochi giorni fa, il comandante provinciale dei carabinieri di Foggia, colonnello Marco Aquilio, parlando di «una maggiore attenzione delle organizzazioni criminali della provincia verso gli stupefacenti». E indicando nella volontà di gestire i traffici milionari con l’Albania il movente della guerra di mafia che ha insanguinato il Gargano, con 29 omicidi negli ultimi due anni. «Gli attriti che nascono tra gruppi mafiosi sono legati al narcotraffico – ha detto – Nel momento in cui i gruppi puntano di più sugli stupefacenti, aumenta il consumo e conseguentemente aumentano anche le rapine». Con un’attività illecita che ne genera un’altra. E con un tesoro da gestire, come hanno sempre saputo i baresi, che per qualche anno hanno avuto ruoli secondari nel romanzo criminale italo-albanese ma che negli ultimi mesi sono tornati pienamente operativi. Come dimostrano i sequestri effettuati dalla finanza vicino al capoluogo: 1.500 chili di stupefacente bloccati il 20 ottobre al largo di Mola, 1.700 davanti Bari il 19 maggio, 600 a Monopoli il 19 aprile, 1.500 il 10 febbraio e altrettanti il 22 gennaio, 1.500 a Molfetta il 9 marzo. Sintomo di una ripresa della tratta fra l’Albania e la Puglia centrale e anche di una continua diversificazione delle modalità operative dei trafficanti, per eludere i controlli. Qualcuno, per esempio, ha pensato di provare a trasportare la marijuana sui pescherecci italiani, come i cinque pescatori arrestati a Bisceglie il 6 ottobre per aver nascosto tra reti e casse di pesce 112 chili, bilancini, coltelli e cartucce. Altri stanno provando a confondere le acque, rubando i mezzi per le traversate dell’Adriatico a centinaia di chilometri dal territorio del clan di riferimento, come un barese che il 5 novembre ha sottratto un gommone dal porto di Otranto. Tutti, comunque, cominciano a preferire le tratte indirette, che dall’Albania non puntano più al luogo definito per lo sbarco ma hanno tappe intermedie per cercare di sviare gli investigatori. Di fronte a tanta inventiva, i numeri del Roan mostrano la risposta forte dello Stato: 36 tonnellate di droga e 26 mezzi sequestrati nel 2017, con 52 scafisti arrestati. In un lavoro incessante, reso ancora più impegnativo dal fatto che «la guardia di finanza dal 2017 è l’unica forza di polizia in mare», come ha ricordato il comandante del Reparto, colonnello Antonello Maggiore. Per i suoi uomini, ogni giorno, la responsabilità di presidiare le 200 miglia marine dal Gargano a Leuca, ma anche la soddisfazione di togliere dal mercato tonnellate di sostanze illegali. «Anche grazie alla consolidata collaborazione con le forze di polizia albanese, tramite il Nucleo di frontiera marittima della finanza di stanza a Durazzo».

 

 

 

 

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