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Vieste/ Annullato l’arresto per la spada Raduano posto ai domiciliari. A fine aprile fu arrestato due volte per lo stesso reato.

Dopo un mese dietro le sbarre, concessi gli arresti domiciliari Marco Raduano, 34 anni, viestano, ritenuto a capo di uno dei clan coinvolti nella guerra di mala che dal gennaio 2015 ad oggi ha contato 8 omicidi, 4 tentativi di omicidio (uno dei quali lo scorso 21 marzo ai danni dello stesso indagato) e una lupara bianca. Il Tribunale della libertà di Bari ha accolto il ricorso degli avvocati Francesco Santangelo e Cristian Caruso e annullato l’ordinanza del gip di Foggia notificata in carcere a Raduano il 30 aprile per violazione della sorveglianza speciale, in quanto in un garage ritenuto nella sua disponibilità fu rinvenuta una spada: il garganico è stato quindi posto ai domiciliari per un’altra accusa di violazione della sorveglianza speciale. Raduano fu sottoposto nel luglio 2017 alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Vieste. Il 26 aprile scorso d’iniziativa i carabinieri arrestarono Raduano contestandogli che tre giorni prima si era recato a Peschici, malgrado l’obbligo di soggiorno a Vieste, per andare a pranzo con altre due persone, il tutto ripreso da una telecamera. Raduano finì così nel carcere di Foggia: 4 giorni dopo, il 30 aprile, il gip del Tribunale dauno dopo l’interrogatorio del garganico che si avvalse peraltro della facoltà di non rispondere, convalidò l’arresto e gli concesse i domiciliari. Beneficio solo virtuale, peraltro, perché quello stesso 30 aprile i carabinieri notificarono in carcere a Raduano un’ordinanza cautelare firmata dal gip chiesta della Procura, ancora per violazione della sorveglianza speciale per fatti relativi alla sera del 21 marzo scorso, quando il garganico sfuggì alla morte venendo ferito dai colpi di fucile e mitra esplosi da due killer appostati vicino la sua abitazione, che attendevano il rientro «obbligato» del rivale entro le 21 per rispettare le prescrizioni della sorveglianza speciale. I carabinieri la sera dell’agguato fallito ai danni di Raduano eseguirono alcune perquisizioni: ispezionarono anche un garage ritenuto nella disponibilità dello scampato, dove fu rinvenuta e sequestrata una sciabola giapponese con lama di 45 centimetri: chiaramente un sorvegliato non può detenere armi e così scattò l’arresto-bis. Raduano interrogato del gip sul possesso della spada, rispose alle domande e disse che l’arma non è la sua, rimarcando che come lui anche altre persone hanno la disponibilità del garage dov’era custodita. Il gip rigettò la richiesta di scarcerazione della difesa, da qui il ricorso al Tribunale della libertà degli avvocati Santangelo e Caruso per chiedere l’annullamento dell’arresto bis su queste basi: non c’è prova che la spada sequestrata sia di Raduano, anzi c’è una testimonianza che ne attribuisce la proprietà ad un altro viestano; il garage era stato già oggetto di perquisizioni in passato da parte delle forze dell’ordine senza che quella spada fosse stata mai sequestrata; l’offensiva dell’arma, che peraltro si può acquistare su alcune bancarelle e non è certo la tipica «katana» dei samurai giapponesi con lama più lunga si basa sul fatto di portarla in giro e non certo custodirla. Le motivazioni provvedimento di scarcerazione di Raduano da parte del TDL non sono ancora note.

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