Tanta gente, più della popolazione che vive a Peschici durante l’inverno. Sono arrivati da ogni dove per salutare Max Martella, calciatore e da poco anche dirigente del resuscitato Peschici. Il corteo funebre, con la bara bianca coperta di fiori, portata a spalla dai dirigenti dell’Atletico Peschici in divisa granata, ha attraversato il paese (fino alla chiesa di Sant’Elia) tra due ali di folla in rispettoso silenzio, interrotto a tratti dal dolore dei familiari. Tutto il paese era lì, ancora incredulo per la morte improvvisa ed inaspettata di Max, stroncato da un infarto a soli 39 anni. La stessa incredulità e commozione che si è diffusa in tutto il mondo del calcio dilettantistico della provincia di Foggia. Il giovane imprenditore, infatti, era conosciuto da tutti per aver giocato per anni nelle squadre del territorio e da qualche mese, con alcuni amici, aveva fatto rinascere il calcio nella cittadina garganica dopo un quinquennio di assenza. Per i tanti anni trascorsi nel calcio, in Puglia lo conoscevano un po’ tutti anche per il suo carattere gioviale ed allegro che lo portava ad intrattenersi con gli avversari prima e dopo le partite per scambiare quattro chiacchiere. Messaggi di cordoglio, infatti, sono arrivati da società di tutta la Puglia alla sua famiglia e alla società dell’Atletico Peschici. L’amministrazione comunale di Peschici ha annullato, nella giornata della sua scomparsa, tutte le manifestazioni inerenti la festa patronale del paese. «Una grave perdita che colpisce la grande famiglia del calcio – ha detto il presidente della nascente società dell’Atletico Peschici, Gianni Ranieri grande amico di Martella -. Siamo ancora sotto shock per la grave perdita che subisce la nostra comunità peschiciana, non ci sono parole, sono e siamo distrutti come amici, come padri e compagni di squadra. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla famiglia tutta, al papà Pepita; alla mamma Raffaella Caputo, ai fratelli Keoma e Kein Martella, alla compagna Oriana».
Società e dirigenti, ma soprattutto amici, non riescono ad esprimere il loro dolore. E poi gli amici di sempre: Pino Bonsanto, Domenico Cilenti, Giovanni Vecera, Elia Tavaglione, Stefano Biscotti, Vincenzo De Nittis, Raffaele Delli Muti e Fabio Lagrande. «Provo un grande vuoto» dice in lacrime Francesco Mongelluzzi. E poi ancora Rocco Acerra: «Non sembra vero che sia successo». Non si da pace Matteo Mastromatteo: «Amici di tante battaglie in campo e fuori con noi ha realizzato i suoi sogni di calciatore». Non riesce a parlare, in lacrime Leo Angelicchio: «Non posso e non voglio crederci. Resteranno sempre nel mio cuore i momenti vissuti assieme». E poi Domenico Mastromatteo: «Stravolto per perdita umana e sportiva, Max era un ragazzo d’oro: un imprenditore ed un calciatore di qualità. Per noi è come aver perduto uno di famiglia, siamo tutti addolorati. Max era ima persona meravigliosa, un grande amico». Per Vincenzo Borgia, e «un dolore troppo grande. Max aveva un entusiasmo travolgente e contagioso. Amava il mare, il calcio, la vita. Non potremo mai dimenticarlo. La sua morte ha sconvolto il mondo del calci ».
Antonio Villani