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Vieste/ A Sant’Eufemia il voto del Doge

Tra gli scogli di Santa Croce e di San Francesco – di fronte a Vieste – trova posto quello di Santa Eufemia, dove si leva un imponente Faro (vedi immagine). In un incavo di questo lungo pianoro, nel 1987, fu scoperta una grotta le cui pareti recano numerose iscrizioni lasciate da marinai di passaggio. Le più datate risalgono al III sec. a.C., mentre la più recente risale al medioevo. Una di queste iscrizioni testimonia il passaggio della flotta condotta dal Doge Pietro II Orseolo che nel 1003 venne in soccorso di Bari, da sei mesi assediata dai saraceni : “Nel nome del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, nell’anno 1003 dalla sua incarnazione , nel mese di settembre, nel giorno terzo, della prima indizione, il signor Pietro, comandante delle Venezie e delle Dalmazie entrò in questo porto con cento navi per combattere contro i Saraceni che assediavano Bari. Molti ne uccise e molti altri ne mise in fuga”. Quale la necessità di lasciare questa traccia? Sbrigliando la fantasia, proviamo a ricostruire e cavarne una spiegazione. Dunque, la flotta veneziana in navigazione verso il basso Adriatico fa a Vieste l’ultima o unica sosta prima di arrivare nelle acque di Bari e cogliere i saraceni alle spalle. Siccome il porto di Vieste non può accogliere tante navi, molte di esse, approfittando delle favorevoli condizioni del mare, gettano l’ancora all’altezza dei tre isolotti. Da una nave, con discrezione, verso il tramonto scende un pugno di marinai guidati da un ufficiale e un prete. Quegli uomini mettono piede su Sant’Eufemia e con passo sicuro si muovono in una precisa direzione. E’ evidente che non stanno facendo una passeggiata. Sono lì per eseguire un ordine impartito personalmente dal Doge, il quale vuole che un dignitario entri nella grotta e invochi la protezione della Santa là venerata. Che il Doge a nome della Serenissima abbia fatto voto di un imponente donativo di cui beneficerà il più vicino Santuario di Santa Eufemia? Messa così è possibile pure che al ritorno dalla vittoriosa impresa Orseolo abbia voluto fermarsi di nuovo a Sant’eufemia, scendere nella grotta e raccogliersi in preghiera, prima che qualcuno del seguito incidesse sulla roccia le parole di cui sopra. – A distanza di oltre un millennio l’eco della liberazione di Bari continua a farsi sentire attraverso la festa della ‘Vidua vidua’. La festa prese nome dall’esultanza dei baresi i quali, stremati dal lungo assedio ma sempre speranzosi nell’aiuto della Serenissima, quando scorsero all’orizzonte le galee veneziane gridarono ‘la vì?! la vì?!… Ovvero : La vedi, la vedi?!… (la flotta che viene a liberarci).