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Un processo al Visconti nel 1758 a Ischitella (212° – 213° parte).

Leonardo Michele d’errico di questa terra d’Ischitella dice fare il pescatore di età sua di anni 32 inteso come testo con giuramento nell’interesse e espressamente sopra il presente interesse di prima.

Inteso sa se dalla mandria delle pecore del M.co Gio Batta Visconti fossero stati presi agnelli da chi,come quando,dove d’ordine di chi,per quale causa detto Sig.re la verità che io so sopra quanto mi si domanda , come ritrovandomi nell’anno prossimo passato 1758 a servire in qualità di guardiano l’ill.re Marchese Giuliano figlio dell’odierno Ill.re Prencipe di questa terra dati da cui servizi sono uscito poi nel giorno primo di gennaio del corrente anno 1759 mi ricordo che verso la fine di marzo o principio di Aprile di detto prossimo anno 1758 in una di quelle mattine che non ricordo lo preciso per la lunghezza del tempo ,ma era giorno festivo,vennero in questa terra d’Ischitella da circa 50 persone della terra di Peschici feudo di di detto ill.re principe e distante da questo abitato circa nove miglia travestite a guisa di turchi armati con scoppette e portavano anche il tamburro,ed intese che erano convenute per dimostrare un atto di distinzione a detto ill.re Marchese ed accompgnandolo in tal guisa fino a detta terra di Peschici ove doveva conferirsi. Fui chiamato sulle stanze del palazzo ove trovatovi detto Ill.re Marchese ed il Mag.co Gio Batta Visconti che allora era Sindaco di questa Università ,intesi ,che si discorreva di doversi mandare a prendere qualche animale per darlo a mangiare a dette genti di Peschici ,e fu determinato da esso Gio Batta Visconti che presente il medesimo Ill.re Marchese ,che si fossero mandati a prendere dalla campagna quattro agnelli ,ciò a a uno dalla mandria di Franc.Antonio Ventrella ,un altro da quella del Mag.co Saverio Agricola ,un altro dalla di Felice Caputo ed ultimo dalla mandria di esso Mag.co Visconti ,atteso inquesta terra. Continua.

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Un processo al Visconti nel 1758 a Ischitella (213° parte).

nella solita bottega del macello non si faceva carne ,ed io a far ciò mi fu ordinato ancora, che mi fossi unito con Pasquale Paolino altro guardiano mio compagno che fossimo andati a prendere detti agnelli delle stesse mandrie ,onde eseguendo tal’ ordine ,che io vidi essere il volere di detto Marchese il medesimo Visconti mi accompagnò in atto che io calavo dalla scala del palazzo insinuandomi a dire ed eseguire esattamente quanto mi era stato ordinato da esso medesimo alla presenza dell’Ill.re Marchese e chiamatomi il Pasquale Paolino col quale partii rispettivamente a cavallo con due cavalli ci incaminammo verso quelle campagne e verso le mandrie più vicine e per strada conoscendo che l’ora era tardi e se andavamo in tutte quattro le mandrie a prendere agnelli saremmo ritornati troppo tardi ,perciò determinammo di andare nelle mandrie più vicine che erano quelle del suddetto Felice Caputo e Gio Batta Visconti e dalle medesime prendemmo due agnelli ciascheduno ,infatti giunti dalla mandria del Felice Caputo trovammo un solo agnello buono e presolo passammo poi all’altra mandria del Mag.co Go Batta Visconti e ne v’erano vari buoni onde stimammo di prendere gli altri tre e c’incaminammo di ritorno verso questo abitato .Per strada incontrammo Leonardo Pizzarelli pastore del Mag.co Visconti ,il quale avendo saputo da noi che avevamo presi tre agnelli dalla mandria del suo padrone ci disse che li avessimo lasciati ,perché il medesimo padrone aveva dato l’ordine di mandare in questa terra uno dei due castrati ,che erano in detta mandria per regalarlo a detto Marchese senza far toccare gli agnelli, ma tanto io ,quanto l’altro mio compagno gli rispondemmo che non potevamo farlo perché l’ordine di detto Marchese era di doversi prendere gli agnelli ,seguitammo il cammino –Continua.

Giuseppe Laganella.