La Puglia da un lato scala le classifiche delle destinazioni turistiche più gettonate d’Italia e dall’altro perde circa la metà dei giovani diplomati negli istituti alberghieri, i quali decidono di andare a lavorare altrove. Sembrerebbe una contraddizione in termini, ma per il presidente di Federalberghi regionale, Francesco Caizzi, non lo è, in quanto il fenomeno sarebbe diretta conseguenza del lavoro nero dilagante nelle attività extralberghiere: b&b, case per ferie, ostelli, alloggi ammobiliati ad uso turistico, affittacamere.
«Nel momento in cui abbiamo tanto nero nell’extralberghiero — argomenta Caizzi — le richiesta di personale nelle altre strutture avviene automaticamente al ribasso, perché, a monte, la stessa politica del prezzo è una battaglia verso l’abbassamento dei prezzi. Facciamo l’esempio di Montecarlo, dove ci sono strutture di fascia medio-alta. Ebbene, queste cercano personale altamente formato e lo pagano bene, mentre se c’è un mercato che ristagna verso il basso, con tanti b&b irregolari, come in Puglia, la struttura in regola per poter lavorare deve abbassare i prezzi, quindi, perdendo redditività non può permettersi di assumere quanto vorrebbe. In una situazione di questo genere, almeno il cinquanta per cento dei circa 1500 ragazzi formati ogni anno nelle scuole alberghiere pugliesi — afferma Caizzi — decide di andare altrove».
Federalberghi, in una indagine basata su dati Inps, aveva già messo in evidenza come, tra il 2014 e il 2016, a fronte di una crescita sostanziale del turismo, vi fosse una decrescita degli occupati, dato questo, legato a doppio nodo, secondo gli albergatori, con la massiccia presenza di b&b e case vacanze fantasma.
In sostanza, in Puglia si è configurato il paradosso di un mercato in crescita, ma con un’occupazione che sembra non aumentare, anche per la chiusura di numerosi hotel. «Oggi costruire un albergo in Puglia è antieconomico, ci sono costi enormi — osserva ancora Caizzi — e un mercato afflitto dalla piaga del nero. In pochi anni il numero degli alberghi si è pressoché dimezzato, passando da circa 2mila a mille. Ma se da un lato gli alberghi chiudono, dall’altro nascono sempre più strutture extralberghiere che per definizione non possono assumere. Occorrerebbe, quindi, un intervento del legislatore, fare una guerra sociale, di principio, contro gli abusivi. Intanto, però, il percorso di assunzione per noi diventa complesso, vengono inoltre ridotte le ore di alternanza scuola-lavoro. Mentre negli altri paesi si fa un anno intero presso l’azienda che paga con la formula dell’apprendistato e non ricorre allo stage, i ragazzi da noi fanno solo quaranta ore». Quella dei b&b e degli appartamenti fantasma è, dunque, una vera e propria piaga in Puglia, contro la quale, secondo Federalberghi non si riesce ancora a fare abbastanza. «Ci sono multe e forme di controllo, ma non bastano — insiste Francesco Caizzi — perché il nero continua a dilagare. Da una nostra ricerca è risultato che su un noto portale internet per case vacanza vi erano 36mila annunci riguardanti la Puglia, di cui solo 6mila avevano presentato la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività, ndr). Ma un modo per stanare chi sguazza nel torbido c’è: far versare almeno l’imposta di soggiorno alla fonte, nel momento della prenotazione sulla piattaforma web. A tal proposito, il Comune di Lecce ha chiuso in questi giorni un accordo con «Airbnb» per digitalizzare la riscossione e il versamento dell’imposta, agevolando chi intende affittare case e appartamenti nel rispetto della normativa comunale, ma anche per azzerare il rischio di evasione dei tributi locali. Lecce si aggiunge, così, alla lista delle amministrazioni pubbliche — ad oggi oltre 400 nel mondo — per le quali Airbnb gestisce in maniera semplificata il versamento delle imposte, raccogliendo oltre un miliardo di dollari. L’accordo con Lecce, operativo da oggi, consente ad Airbnb di riscuotere l’imposta di soggiorno e di versarla direttamente al Comune. Ad oggi, sono 35.100 gli annunci di appartamenti pugliesi presenti su di Airbnb, dei quali 1.900 solo a Lecce. Lo scorso anno, nelle strutture della Puglia pubblicizzate sullo stesso portale, sono stati ospitati 290.300 viaggiatori, con una durata media del soggiorno di 4,3 notti. Sempre a Lecce sono stati registrati invece 24.500 arrivi.
Antonio Della Rocca
corrieremezzogiorno