Come se non bastassero le tasse tradizionali, ogni anno i cittadini pugliesi devono subire la scure delle «tasse occulte», vere e proprie tasse sulle tasse che passano sotto traccia ma pesano non poco sulle tasche. «Stiamo parlando di Arisgram (addizionale regionale sul consumo del gas metano), Irba (imposta regionale sulla benzina per autotrazione), 1 imposta provinciale di trascrizione, l’imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile veicoli e il Tefa (tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela protezione e igiene dell’ambiente, applicato alla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, Tari)». A sostenerlo è la Uil regionale che ha condotto un’analisi tramite il Servizio Politiche Territoriali della Uil nazionale. «L’insieme di queste tasse occulte – spie- ‘ ga Franco Busto, segretario generale della Uil Puglia – gravano sulle tasche dei cittadini pugliesi per oltre 270 milioni di euro, un fardello pari a circa 67 euro pro-capite. Tasse extra di cui i cittadini nella stragrande maggioranza dei casi non conoscono neanche 1’esistenza». Il totale del gettito generato dalle tasse occulte regionali, in Puglia, è di 24 milioni di euro, mentre le tasse occulte provinciali sommano circa 246 milioni di euro (82 milioni in provincia di Bari, 25 milioni a Brindisi, 44 milioni a Foggia, 48 milioni a Lecce e quasi 39 milioni a Taranto). «È una magra consolazione, ma di buono c’è – continua Busto – che l’incidenza media sulle famiglie pugliesi delle tasse in esame è molto inferiore al dato nazionale (440 euro), anche in virtù del fatto che in Puglia, ad esempio, l’Irba non viene applicata. Tuttavia è decisamente elevato il peso delle tasse provinciali (Itp, Re auto, Tefa), se si considera che per quanto riguarda l’Rc auto tutte le province, non solo pugliesi, applicano l’aliquota massima, così come per la Tefa, mentre quasi tutte le province – rposegue Busto – hanno deliberato aumenti per l’imposta provinciale di trascrizione. Al di là del risvolto economico, i dati mettono in luce, ancora una volta, le difficoltà che le amministrazioni provinciali si sono ritrovate ad affrontare a causa di una riforma frettolosa ed incompleta, che ha costretto le vecchie province e le nuove città metropolitane a offrire servizi comunque importanti per la quotidianità delle comunità locali, ma con una carenza di risorse sempre più grave, per tacere del deficit negli organici. Sarebbe il caso – conclude Busto – di rivedere il sistema dalle fondamenta e non a spot. Qualcuno in campagna elettorale aveva promesso l’azzeramento delle accise, gli stessi che oggi vogliono rifondare le province ripristinando i consigli provinciali con il sistema elettivo. Ebbene, stando all’affidabilità di quelle promesse non siamo granché fiduciosi,- ma riteniamo che le priorità siano altre, ovvero mettere le macchine provinciali nelle condizioni di offrire servizi di qualità, come quelli ambientali, scolastici e di viabilità senza far sempre e necessariamente ricorso a balzelli di ogni tipo, come in questo caso addirittura occulti».