Il periodo di formazione si è concluso. E domani, in Puglia, i 248 navigator selezionati nell’ambito del sistema del «reddito di cittadinanza» saranno in servizio presso i centri territoriali per l’impiego. Ovvero ognuno avrà la sede in cui svolgere l’attività e una lista di persone da contattare. All’inizio di settembre, infatti, era prevista la scadenza del- l’«immissione» in ruolo per chi è chiamato ad accompagnare gli inoccupati verso la ricerca di un posto di lavoro. Si tratta di personale selezionato (78 per Bari, 45 per Lecce, 41 per Foggia, 35 per Taranto, 28 per la Bat e 21 per Brindisi) che il 29 luglio scorso ha firmato con l’Anpal un contratto fino al 2021 da 27.338,76 euro all’anno (più 300 euro al mese di rimborso spese). I navigator, che hanno titoli di studio elevati, sono stati «indirizzati» grazie a un ciclo di 20 ore di formazione specifica. Effettueranno, all’interno dei centri territoriali per l’impiego, consulenza tecnica. In Puglia la lista degli aventi diritto al reddito di cit-tadinanza indica 82 mila persone. Ma si inizierà a lavorare su una prima tranche di 37 mila nominativi. I navigator dovranno contattare i soggetti, profilarli e incrociare il know how del personale con la richiesta che arriva dal mondo delle imprese. «Il processo di sinergia tra l’Anpal e le strutture regionali sta procedendo regolarmente – afferma Massimo Cassano, commissario Arpal Puglia -, i navigator non fanno parte dello staff dei centri territoriali per l’impiego. Hanno un ruolo di assistenza tecnica al solo sistema del reddito di cittadinanza. Certo, anche noi metteremo a disposizione gli elenchi dei fabbisogni delle aziende». Timori per i primi passi dei navigator arrivano dei sindacati. «Stanno emergendo con prepotenza – attacca Franco Busto, segretario generale della Uil Puglia – tutte le criticità che la Uil, a ogni livello, aveva evidenziato già dal momento dell’approvazione della misura. È un dato di fatto che il reddito di cittadinanza si sta rivelando un aiuto, lodevole ma estremamente ingarbugliato e di difficile’controllo, di sostegno a chi vive in uno stato di disagio economico e di povertà». Ma c’è un altro aspetto che non convince i sindacati. Ed è quello che porta alla creazione di nuovo precariato anche all’interno degli staff (sia di dotazione nazionale sia di dotazione regionale). «Come si poteva immaginare che le aziende potessero contattare tante persone che hanno avuto accesso al reddito di cittadinanza se i nostri centri per l’impiego hanno una dotazione organica in grado a malapena di tenere aperto l’ufficio qualche ora? Senza dimenticare – conclude Busto – il grande paradosso: tra un paio d’anni, stando alla normativa vigente, avremo il problema dei così detti navigator, lavoratori precari chiamati a salvare altri precari, che potrebbero ritrovarsi addirittura nelle condizioni di ritrovarsi dall’altra parte della barricata, ovvero di chi fa richiesta del reddito di cittadinanza».