Si svolgerà nei prossimi giorni il processo abbreviato davanti al gup di Bari ai cugini viestani Giovanni e Claudio Iannoli di 33 e 43 anni, accusati del tentato omicidio del capo clan rivale, Marco Raduano di 36 anni, avvenuto la sera del 21 marzo 2018 e legato alla guerra di mala che a Vieste dal gennaio 2015 ad oggi ha contato 10 omicidi, 1 lupara bianca e 5 agguati falliti. L’inchiesta è quella denominata «Scacco al re», coordinata dalla Dda sfociata nel blitz di squadra mobile e carabinieri del 3 giugno scorso con l’arresto dei due cugini Iannoli su ordinanze cautelari notificare in carcere in quanto erano già detenuti dopo il fermo dell’agosto 2018 nel blitz antidroga «Agosto di fuoco». I cugini Iannoli sono ritenuti al vertice dell’ex clan Perna rivale del gruppo Raduano. Giovanni e Claudio Iannoli sono accusati di concorso in tentato omicidio aggravato sia dalla premeditazione sia dalla mafiosità «per aver commesso il fatto per agevolare la compagine criminale facente capo a Girolamo Perna» (il ventottenne viestano assassinato davanti casa la sera del 26 aprile scorso dopo essere sfuggito a altri due agguati tra a settembre 2016 e marzo 2017) «nell’ambito della violenta guerra di mafia intercorsa con la fazione contrapposta facente capo a Raduano, e mirante ad acquisire il controllo criminale del territorio viestano e l’assunzione del monopolio nella gestione e commercio degli stupefacenti e delle altre attività illecite così da acquisire risorse necessarie per garantire la sussistenza e l’espansione del clan», come contestano i pm della Dda. Dopo che la Dda chiese e ottenne dal gip il processo immediato davanti alla sezione collegiale del Tribunale di Foggia, gli avvocati Salvatore Vescera per Claudio Iannoli, e il collega Michele Arena per Giovanni Iannoli chiesero il rito abbreviato e gli atti furono così trasmessi al gup di Bari Luigia Lambriola che ha fissato il processo. Si svolgerà sulla base degli atti d’indagine, che poggiano essenzialmente sulle intercettazioni ambientali, soprattutto quelle a carico di Giovanni Iannoli, da cui emergerebbe il coinvolgimento dei due imputati nell’agguato fallito al presunto capo clan rivale. Giovanni Iannoli detenuto a Siracusa; e Claudio Iannoli, rinchiuso nel carcere di Terni, si dicono innocenti. Parte offesa del processo è Marco Raduano, a sua volta detenuto dai primi d’agosto del 2018 e in attesa di giudizio nel processo antidroga «Neve fresca»: se vorrà potrà costituirsi parte civile. L’inchiesta denominata «Scacco al re» vedeva indagati e/o sospettati altri due giovani garganici morti ammazzati nell’ambito della guerra di mala viestana. All’agguato del 21 marzo del 2018 – ipotizza infatti l’accusa – avrebbe preso parte anche Gianmarco Pecorelli ventunenne viestano poi ammazzato tre mesi più tardi, il 19 giugno del 2018. E i tre viestani – dicono ancora magistrati e investigatori – avrebbero sparato a Raduano su mandato di Girolamo Perna, assassinato lo scorso aprile. La Dda aveva infatti chiesto al gip l’arresto anche di Perna oltre che deu cugini Iannoli, richiesta revocata dopo la morte violenta (ed ancora in cerca di autore) di quest’ultimo. Raduano la sera del 21 marzo di un anno fa rincasava in contrada «Piano Piccolo» alla periferia di Vieste, quando tre sicari appostati in zona fecero fuoco con un mitra Kalashnikov e un paio di fucili calibro 12. La vittima designata fu ferita a torace, braccio e avambraccio destro, spalla destra, mano, gluteo e caviglia ma riuscì a scappare e rifugiarsi nella vicina casa del suocero: Raduano venne soccorso dai medici, trasportato all’ospedale «Casa sollievo della sofferenza» di San Giovanni Rotondo, operato e dimesso dopo sei giorni. Quell’agguato fallito segnò la fine della tregua tra i clan rivali che durava dal luglio 2017: al tentato omicidio Raduano boss seguirono tra aprile e giugno 2018 tre agguati con altrettanti morti ammazzati (tra cui come detto Pe- corelli sospettato del ferimento Raduano) e due scampati su entrambi i fronti in guerra.
gazzettacapitanata