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LA SQUADRA STATO a Vieste/ Volpe: “ma il Governo ci dia più mezzi”

Lunedì è stato emblematico l’abbraccio del procuratore aggiunto della DDA di Ba­ri Francesco Giannella nei confronti del procuratore capo di Foggia Ludovico Vaccaro, a conferma di una consonanza di una si­nergia mai proficue come ora. Ma Giannella ha anche ricordato le indagini sugli omicidi e le im­portanti operazioni messe a segno negli ultimi mesi. “Sono emersi due gruppi contrapposti a Vieste, Raduano e Perna-Iannoli.

Il movente degli omicidi è ormai quasi rappresentato sol­tanto dalla spartizione dei traffici di stupefa­centi. Il Gargano è stato letteralmente inonda­to di tonnellate di droga, ad esempio prove­niente dall’Albania e che sbarca su queste co­ste. Un traffico che si accresce nel periodo esti­vo, quando Vieste pullula di turisti. La politica di occupazione del territorio da parte dei clan lo­cali avviene attraverso la violenza”.

Dagli arresti dei fratelli Iannoli a quello del boss Marco Raduano, al sequestro di beni e di atti­vità commerciali, tanti i risultati ribaditi dal ma­gistrato. “Le indagini sulla strage di San Marco in Lamis, in realtà ad Apricena, sono ancora in corso. Ci auguriamo di riuscire ad assicurare alla giustizia anche gli altri componenti del commando armato, come abbiamo fatto col manfredoniano Giovanni Caterino.

Quanto al tentato omicidio del 14 ottobre avvenuto a Vie­ste (vittima il pregiudicato Giovanni Cristalli, ndr) abbiamo già assicurato provvisoriamente alla giustizia Michele Notarangelo e Michele Pinto. Ieri (lunedì, ndr) a Monte Sant’Angelo si è ucciso dì nuovo. E’ vero che ne succedono di tutti i colori in questo territorio ma la risposta del­lo Stato c’è ed è forte e coesa”.

Giuseppe Volpe, procuratore capo della DDA e Procura di Bari, ha ricordato di essersi occu­pato della mafia di Capitanata: “Dal processo Iscaro-Saburo sui Romito e i Libergolis al pro­cesso Cartagine, che interessava la mafia cerignolana. E’ passato alla storia il maxiprocesso di Palermo, ma nel processo Cartagine a fron­te di soli 60mila abitanti di Cerignola in primo grado furono erogati ben 15 ergastoli, ovvero solo 4 di meno di quelli del maxiprocesso di Pa­lermo.

Ma chi ne ha sentito parlare? Nessun ri­salto fu dato a quel processo dalla stampa na­zionale”. I risultati importanti degli ultimi sono stati frutto non solo delle sinergie con la Procu­ra di Foggia ma anche del team messo in piedi alla DDA di Bari. “Ho potenziato il numero dei sostituti che si occupano di Foggia e affidato il coordinamento della DDA a Giannella, Ciò, in­sieme ad altre azioni, ha consentito di creare una squadra forte, che ha prodotto tre sostituti in DNA: sui 20 totali ben tre vengono da Bari”. Volpe ha evidenziato l’enorme “problema del traffico di droga sulle rotte internazionali”.

“Og­gi abbiamo 5 squadre investigative in comune con altrettanti Paesi esteri presso la Procura barese, ad esempio con Albania e Olanda, dove abbiamo arrestato un manfredoniano. Abbia­mo però bisogno dal potere centrale di un aiu­to, che non sempre arriva. Foggia ha un pro­blema molto serio di organico, così come il Tri­bunale e la Procura di Bari. Non mancano solo i magistrati ma anche il personale di cancelle­ria, di cui abbiamo bisogno come il pane.

C’è un silenzio pernicioso su questi temi. Non possia­mo andare avanti se non abbiamo i mezzi, a fronte di una criminalità organizzata che si muo­ve ormai su tutto il pianeta ed è sempre più so­fisticata. Non possiamo raggiungere i risultati che vorremmo senza l’aiuto del potere centra­le. Abbiamo visto un aiuto dopo la strage di San Marco in Lamis, ma ora rinnovo l’appello affin­ché lo Stato intervenga per dotare gli uffici giudiziari coi mezzi di cui abbiamo assolutamente bisogno”. Vaccaro ha commentato le ultime bombe e uccisioni mafiose.

“Episodi come que­sti rappresentano la tentazione di lasciarsi scoraggiare e fanno pensare ad un fallimento. Ma così non è e noi non ci lasciamo scoraggiare. I progressi sono stati compiuti e sono tanti. Si sta lavorando, i problemi sono radicati e non si risolvono da un momento all’altro. E soprattutto, come dimostra la partecipazione a questo convegno, c’è una reazione della società civile. La Squadra Stato, intesa come Stato apparato, si allarga sempre più allo Stato comunità.

Sentia­mo sempre più che la gente è in noi. Certi epi­sodi imbrattano e danneggiano il nostro territo­rio, ma noi siamo più forti e vinceremo questa battaglia. L’omicidio di Ricucci va capito e inter­pretato, merita la massima attenzione. Lavoria­mo in maniera coesa, stiamo riconquistando il nostro territorio e con l’aiuto di tutte le persone ce la faremo. L’associazione Antiracket di Vie­ste è l’avanguardia di questa provincia, un esempio bellissimo che deve diffondersi. Nel­l’ultimo processo, Decima Azione, le vittime non si sono ancora costituite parte civile. E’ un per­corso ancora lungo per la consapevolezza, il coraggio, le denunce e le testimonianze. Da so­li non possono farcela, è indispensabile l’azio­ne delle associazioni antiracket”.

Lucia Piemontese

L’attacco