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Inaugurato dalla chiesa di Carpino un centro di accoglienza permanente e gratuito

   Il 14 Novembre scorso è stato aperto ed inaugurato, dalla Chiesa locale, un dormitorio pubblico permanente e gratuito. Detta struttura, che una volta era nota come “Pozzo di San Rocco”, è adiacente alla Chiesa Parrocchiale di “San Cirillo d’Alessandria”, nella centrale Piazza del Popolo e la si è voluta intitolare al compianto Sacerdote di Carpino don Francesco GRAMAZIO del quale quest’anno si è commemorato il decennale della sua immatura morte (e oltretutto fu anche il 2° Parroco della Chiesa di San Cirillo).

L’evento con la presenza del Parroco don Tonino Di Maggio, del Vice Parroco don Michele Abatantuono e del Sindaco Rocco Di Brina in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, oltre che ovviamente di numerosi cittadini e fedeli. L’iniziativa per l’avvio di questa struttura è partita proprio dal Parroco don Tonino che aveva a disposizione i locali inutilizzati, con la collaborazione ed il contributo della Caritas locale e Diocesana.

Tale centro, oggi accogliente, organizzato ed attrezzato in ogni sua parte, dopo che sono stati eseguiti alcuni lavori di ristrutturazione, può ora ospitare fino ad un massimo di 12 persone.

E già quest’anno il Parroco ha inteso assegnare i locali a lavoratori stagionali Migranti, extracomunitari di colore che, come è noto, già da diversi anni giungono a Carpino (almeno in 300) in questo periodo per la raccolta delle olive che, in genere, si protrae da Novembre a Gennaio (ma non tutti riescono ad essere assunti): questi Migranti, unitamente agli stranieri stanziali presenti nel paese rumeni ed albanesi, rappresentano quasi il 60% della manodopera agricola in questo periodo stagionale.

Certo l’esiguo numero che il nuovo centro di accoglienza può ospitare è solo una goccia nel mare, poiché infatti tanti altri giovani di colore sono costretti ogni anno ad arrangiarsi alla meglio rifugiandosi, è il caso di dire, in case fredde, chiuse e disabitate, spesso senza i servizi essenziali e dove, a volte, si apprendono di episodi in cui questi Migranti si vedono costretti a forzare le serrature delle porte ed entrare abusivamente in case abbandonate o addirittura semipericolanti.

Sono relativamente pochi i proprietari olivicoli (medi e grandi) che responsabilmente e coscientemente mettono a disposizione loro strutture (per chi ne è in possesso) per ospitare i lavoratori Migranti che assumono per la campagna olivicola, ed è anche questa un’altra goccia nel mare.

L’Amministrazione Comunale (eletta nel 2017) da quest’anno, da parte sua, in attesa di poter risolvere in modo radicale e definitivo il grosso problema dell’accoglienza e dell’ospitalità di questi numerosi lavoratori stagionali che pur si ripresenta ogni anno (se non altro perché anche loro sono degli esseri umani e ciò non è un dettaglio di poco conto), ha fatto installare alcuni bagni chimici all’inizio del rione “Ripa” dove maggiore è la presenza e la concentrazione di questi Migranti, che è anche vicino ad una fontanina pubblica dell’Acquedotto Pugliese, dove possono attingere l’acqua per i loro bisogni e necessità.

     Questa nuova struttura di accoglienza appena inaugurata ricorda molto da vicino quella esistente tantissimi anni fa e adiacente alla Chiesa Madre di “San Nicola di Myra”. Infatti la sua nascita risale addirittura all’inizio dello scorso secolo, ad opera del Missionario e Parroco di Carpino il Servo di Dio P. Giulio Castelli, Filippino (piemontese), il quale istituì appunto un piccolo Ospedale-Ospizio per persone povere, sole, abbandonate, per lo più anziani, che intitolò a “Santa Francesca Romana” e che ne affidò la gestione alle “Suore Figlie di Maria”, all’epoca presenti a Carpino (ma P. Castelli nella sua breve vita missionaria tra noi, aveva istituito, nei locali dell’attuale salone parrocchiale di quella Chiesa, anche un Oratorio e un Seminario).

L’Ospizio, anche dopo la partenza di P. Castelli, continuò ad esistere e successivamente, dopo la 2^ Guerra Mondiale, la gestione di quella struttura passò, al loro arrivo, nelle mani delle “Suore Discepole di Gesù Eucaristico” fino alla fine degli anni ’60 (mentre le Suore Discepole restarono a Carpino fino alla metà degli anni ’90, cioè mezzo secolo).

Oggi detti locali, trasformati per altre esigenze (anche per riunioni e convegni), sono gestiti, unitamente al sottostante Istituto ex Suore Discepole, dalle Suore dell’Ordine delle “Ancelle del Sacro Cuore di Gesù-sotto la protezione di di San Giuseppe” che nel frattempo, dopo alcuni anni, sono giunte a Carpino in sostituzione delle Suore Discepole (chiamate per iniziativa e su interessamento dell’ex Parroco don Celestino Jervolino).

I locali oggi ospitano queste Suore e le attività della Caritas Parrocchiale, vi si svolgono il catechismo per i bambini e i ragazzi per la prima comunione e la cresima, caritativa e aiuto alle famiglie povere e persone sole e indigenti, il doposcuola per bambini che ne hanno bisogno e ne fanno richiesta, vi è il “Centro di Ascolto” per i giovani lavoratori africani nel periodo della campagna olivicola, vengono raccolti indumenti e derrate alimentari sia per i Migranti che per i poveri bisognosi del paese (per questa ultima particolare iniziativa, già nell’Ottobre del 2017, come si ricorderà, il Parroco don Tonino e il Sindaco Di Brina firmarono insieme un volantino-appello a tutti i cittadini di Carpino – “APPELLO ALLA SOLIDARIETA’” – in cui si chiedeva, non solo cibo e vestiti da portare presso le Suore, ma anche di ospitare i lavoratori Migranti di colore, specialmente da parte dei proprietari olivicoli, appello che ovviamente è sempre in vigore e non ha una scadenza, ma che è sempre valido tutto l’anno e in modo permanente nel tempo) e, non ultimo, una cena che si organizza e prepara ogni anno a favore dei Migranti presenti a Carpino in questo periodo.

Come dire che P. Castelli, quando dovette lasciare la sua Carpino che in pochi anni le era già entrata nel cuore, lasciò in eredità non solo le sue opere e tutti i benefici che compì, ma anche la sua sete di carità e di amore verso il prossimo, gli ultimi, abbandonati e oggi diremmo discriminati che hanno fatto propria, idealmente, prima le Suore Discepole di Gesù Eucaristico e che oggi continua attraverso la Chiesa locale nelle figure del Parroco don Tonino, del Vice Parroco don Michele e delle Suore Ancelle del Sacro Cuore, oltre che da tante altre persone laiche di “buona volontà”, non necessariamente credenti; e ciò non può che rappresentare, si può interpretare e affermare come un altro dei miracoli di P. Castelli che compì e lasciò nel tempo in questa terra garganica. E il popolo carpinese, in attesa della sua beatificazione, lo prega affinché lo protegga e lo benedica.

                                                                                                                  Mimmo Delle Fave