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2 GENNAIO/ OGNUNO… NESSUNO –

Questa è la storia di quattro persone chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascu­no, Nessuno. C’era un lavoro urgente da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece. Finì che Ciascuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ognuno avrebbe potuto fare.

ANONIMO

«Quest’estate mentre ero in ferie sui monti della Valsassina sulla porta d’ingresso del panificio di una località ho trovato esposta que­sta “storia” di autore ignoto, un testo originale e simpatico.» Con queste righe un amico mi ha spiegato e contestualizzato tempo fa l’apologo morale che ho pensato di proporre agli esordi del nuovo anno.

È una semplice parabola popolare che registra una vicenda destinata a ripetersi chissà quante volte, incarnando quella malattia della società che è lo scaricabarile, l’inerzia, l’indifferenza, il ricorso all’alibi per sottrarsi a un impegno personale, destinato a creare un beneficio anche per gli altri.

Noncuranza, trascuratezza, negligenza, disinteresse alla fine cor­rompono la democrazia, sporcano le nostre città, inquinano l’ambien­te, debilitano la sensibilità etica. Si è pronti forse a essere esigenti sui propri diritti, vomitando insulti di fronte alla più piccola difficoltà o contrarietà. Ma di fronte ai propri doveri si batte subito in ritirata ac­campando ogni genere di scusa.

Lo scrittore inglese Oscar Wilde (1854-1900,) ironizzava affermando che «il dovere è quello che ci aspettiamo dagli altri». Proprio come suppone la storiella citata, em­blema di un egoismo ottuso che scardina il tessuto della convivenza. Ritroviamo, perciò, la responsabilità dell’essere tutti un Ognuno con un compito, prima di diventare tutti un vuoto e inerte Nessuno.

Gianfranco Ravasi