Menu Chiudi

24 Gennaio/ LUOGHI COMUNI

Ogni pensatore che vorrà diventare oratore, ogni uomo di spirito e di cuore che vorrà diventare ed essere eloquente, muovere le masse, dominare le as­semblee, agitare gli imperi con la sua parola, non avrà da fare nient’altro che passare dalla regione delle idee al territorio dei luoghi comuni.

VICTOR HUGO

«Niente di più bello del luogo comune»: così annotava nei suoi Diari intimi il poeta francese Charles Baudelaire (1821-67), registran­do un fenomeno costante nella storia dell’umanità. È ciò che ribadi­va in modo più articolato un altro autore francese, il famoso Victor Hugo (1802-85), che nei Taccuini – dai quali abbiamo desunto la no­stra citazione – segnalava l’uso perverso che l’uomo spregiudicato può fare di idee o giudizi infondati o per lo meno parziali, contrab­bandandoli per verità proprio perché apparentemente logici e accet­tabili.

È questo appunto il luogo comune che impera nel linguaggio pubblicitario e politico ma che intacca anche altri settori dell’esisten­za personale e sociale, compreso quello religioso.

E, infatti, più faticoso ragionare, cercare, vagliare, documentare: la «regione delle idee», come la chiama Hugo, è un territorio in cui si deve procedere con cautela. Ben più agevole e pianeggiante è il «ter­ritorio dei luoghi comuni», ove basta la battuta che strappa l’ap­plauso oppure dove è sufficiente dire ciò che il pubblico s’attende o introdurre quel «buon senso» che in realtà è solo comodità, banalità e inerzia.

L’onda lunga dei luoghi comuni – dalla quale è facile la­sciarsi trasportare o che è agevole cavalcare – lambisce ormai quoti­dianamente la nostra vita. Vale, allora, il monito di un altro francese, il grande Pascal (1623-62), che invitava non a «ben pensare» (il «ben­pensante» segue la dominante sociale) ma a «pensare bene», seria­mente e fondatamente.

Gianfranco Ravasi