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4 Febbraio/ LA VIA DEI CARDI

Ci sono uomini che hanno ricevuto in sorte di camminare lungo la via dei fio­ri e uomini ai quali è stato imposto di trascinarsi per la via dei cardi e dei rovi.

CAMILO JOSÉ CELA

Quando nel 1989 ricevette il premio Nobel, molti si chiesero chi fosse Camilo José Cela. Si trattava di uno scrittore spagnolo (morto nel 2002) del quale si suggeriva di leggere soprattutto il romanzo La famiglia di Pascal Duarte. Cosa che io ho fatto, ed è da quella lettura che desumo lo spunto odierno di riflessione. In maniera molto poe­tica Lord Byron definiva l’uomo come «un pendolo tra un sorriso e una lacrima».

La nostra vita, infatti, è striata di pianto ma ha squarci di felicità ed è questo dosaggio di tenebra e di luce che ce la rende amabile o almeno sopportabile. Tuttavia bisogna riconoscere che esi­stono persone la cui esistenza sembra essere quasi monocorde.

Lasciamo stare chi cammina solo «lungo la via dei fiori», una spe­cie in verità piuttosto rara. Pensiamo, invece, ai molti – chi non ne conosce almeno uno? – avviati sulla strada che conduce a un terreno di cardi e di rovi.

Sono persone colpite da prove durissime e inces­santi come il Giobbe biblico e che gridano al cielo come certi oranti dei Salmi: «Perché, o Signore? Fino a quando, Signore, te ne starai a guardare? Per sempre?».

Non vogliamo qui evocare il mistero del dolore e il suo inserirsi per il credente in un disegno trascendente perché ci sarebbe troppo da dire (forse per rimanere alla fine in si­lenzio). Vorremmo soltanto che accanto agli uomini dei cardi e dei rovi decidessimo di metterci anche noi. Non per risolvere i loro drammi né per offrire complesse spiegazioni, ma solo per dare il ca­lore di una mano, di un affetto, di un ascolto partecipe.

Gianfranco Ravasi