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19 Febbraio/ I TIMBRI

Duemila anni fa Timbri e Teutoni invasero l’ltalia. / Mario fermò i Teutoni, ma gli sfuggirono i Timbri /che arrivarono a Roma.

Gino Patroni

Ci permettiamo, questa volta, una riflessione più leggera, anche se non priva di verità. Anch’io, come tanti cittadini, ho sperimentato più di una volta l’ottusità e l’arroganza della burocrazia, resa ora an­cor più irritante col rimando ai servizi informatici, apparentemente più neutri ma più disumani.

Ha dunque ragione Gino Patroni coi versi citati di una sua poesiola intitolata Burocrazia. Sbaglia, però, pensando che i Timbri si siano fermati a Roma: essi prosperano an­che a Milano é in Lombardia e in qualsiasi altra regione o comune importante. Per il burocrate il motto perfetto è quello che gli aveva assegnato un noto umorista della televisione del passato, Marcello Marchesi (1912-78): «Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli!».

La legge che regola la sopravvivenza della burocrazia è quella co­siddetta «di Murphy», coniata da Arthur Bloch: «Se hai un problema che dev’essere risolto dalla burocrazia, ti conviene cambiare proble­ma. Altrimenti te lo farà andar male, ma in triplice copia».

Allarghia­mo, su questo aspetto, il discorso. Nella vita, oltre ai burocrati che lo fanno per vocazione, ci sono persone che hanno la capacità naturale di complicare le cose. Si assiste, così, a uno scialo personale di ener­gie, tempo e capacità e si rimane vittime della loro incontentabilità che ci avvolge come una rete.

Saper cogliere subito il cuore delle questioni e procedere speditamente individuando la via diritta per la soluzione è un dono raro e da invocare come frutto della sapienza e della prudenza, grazie divine. Ma finiamo ridendo con Ennio Flaiano: «Presentano al burocrate un progetto sullo snellimento del­la burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l’assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all’uffi­cio competente che si sta creando».

Gianfranco Ravasi