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Vieste/ IL VIRUS E I GRECI

Riceviamo e pubblichiamo

Un virus, un microrganismo invisibile, talmente piccolo che alla scienza servono microscopi potentissimi e attrezzature sofisticate per individuarlo. Questo microrganismo, apparentemente insignificante, ha avuto il potere di cambiare, nel giro di pochi giorni, le nostre abitudini quotidiane, uniformandole su tutto il territorio nazionale, nonostante la diversità,  non solo geografica, ma anche culturale e sociale. Mi riferisco alle piazze e alle strade vuote delle nostre città.  Surreale, è la parola più usata in questo periodo, cioè  al di fuori della realtà. Ed è  così!

Parlavamo di diversità di abitudini e costumi.

Per meglio capire l’essenza di questa diversità,  vorrei soffermarmi su un verbo, che ci viene dalla lingua greca. Questo verbo è  “agorazein”, è quasi intraducibile perché non ha corrispettivi, in nessun altra lingua. 

“Agorazein”, il senso è “recarsi in piazza per vedere che si dice” e quindi scambiarsi opinioni, parlarsi davanti a un caffè,  fare commissioni, incontrare amici; significa però uscire di casa senza motivo preciso, crogiolarsi al sole del nostro Sud in attesa dell’ ora di pranzo, in altre parole (a camminare la piazza), fino a diventare grumi di masse umane fatto di gesti, di sguardi e, spesso, di toni di voce alta per imporre una personale opinione o punto di vista sull’argomento di disputa. 

E 《Agorazonta, è  il participio di questo verbo che descrive il procedere lento di coloro che praticano l’ “agorazein”, cioè il procedere lento, con mani dietro la schiena, tipico comportamento dei piccoli centri del sud.

È un’ abitudine antica, radicata da noi fin da tempi remoti. Un abitudine che ci deriva dagli antichi greci da cui noi discendiamo; ecco perché il riferimento a questo termine greco. Ci definisce, quasi ci rappresenta. 

Ebbene, questo virus ha avuto la capacità di stravolgere anche questo nostro modo di vivere, quest’abitudine così radicata dentro di noi; una consuetudine di cui non ci rendevano nemmeno conto della sua importanza nel nostro rapporto con gli altri, finché non siamo stati costretti, per preservare noi stessi e gli altri, a limitarla drasticamente. Ironia della sorte!!

E fanno impressione, o meglio, commuovono le immagini delle nostre piazze vuote e solitarie, inondate di sole e di silenzio. Mai ci era stato presentato e nemmeno avevamo immaginato, uno scenario così  “surreale”.

Dicono che ogni generazione è destinata ad attraversare un periodo di grande sacrificio e  questo, forse, è quello che a noi tocca affrontare. Ma è necessario!

Ogni sacrificio  presuppone un beneficio futuro. 

È così!

Sarà così!

E torneremo a riempire le piazze, i vicoli, le spiagge, a darsi la mano e perché no? A parlare ad alta voce come solo noi sappiamo fare. In una parola torneremo a praticare l’《Agoràzonta》 come i nostri avi greci a cui la grande filosofia deve molto a questa abitudine paripatetica dei meridionali.

Gaetano Manfredi