Liquidità alle imprese e salvataggi. In Regione un Piano da 300 milioni. Il progetto guarda a cinque aree di intervento
Nella Puglia degli investimenti ci sarà bisogno di tanta liquidità da immettere sul mercato. Perché lo tsunami del coronavirus rischia di risucchiare sul fondale migliaia di imprese e posti di lavoro. Lo sa bene la Regione Puglia che sta elaborando una manovra straordinaria dedicata proprio al mondo produttivo. L’importo? Si parla di una cifra complessiva di 300 milioni (nel conto ci sono misure già finanziate).
L’idea, infatti, è di rendere più corposo il pacchetto statale che pare essere basato sull’intervento di Cassa Depositi e Prestiti (per le grandi imprese) e Mediocredito Centrale (medie e piccole). Il punto è che c’è da capire la vitalità delle imprese post Covid-19.
Se la situazione chiusure dovesse proseguire per altre settimane (oltre alla scadenza del 13 aprile) la situazione si complicherebbe ulteriormente mettendo anche a rischio gli sforzi fatti negli ultimi tempi.
È bene ricordare che nei primi 4 anni della programmazione comunitaria a favore del sistema produttivo la Puglia ha speso 1,7 miliardi attivandone di fatto 4,4 miliardi di investimenti per un totale di 23.400 unità lavoro equivalenti. Sono in atto centinaia di contratti di programma e misure dedicate a realtà più piccole che potrebbero essere messe in discussione dal blocco dei mercati.
La Regione, tramite l’assessorato allo Sviluppo Economico e Puglia Sviluppo, sta ragionando su 5 aree d’intervento. Si parte con la misura del microcredito diretta alle piccolissime imprese e agli studi professionali. Si passerebbe da un supporto di 25 mila euro a uno più corposo di 40 mila euro da restituire con tassi al di sotto dell’1%. Le domande potranno essere presentate a Puglia Sviluppo fino a dicembre in attesa di un eventuale rifinanziamento.
Altra direttiva è quella del titolo 2 “straordinario” tra cui figurano anche le aziende del turismo. Si potrà investire ma inserendo nel pacchetto una parte ampia di liquidità (che prima non era prevista). Il terzo strumento è il tranched cover già in funzione grazie a un accordo con Mps, Unicredit, le tre popolari della Puglia e cinque Banche di Credito Cooperativo.
La novità è che a tassi contenuti sarà eliminata la prescrizione di riservare il 10% della quota per investimento. Ovvero l’intera cifra ottenuta potrà essere usata per rimettere in sesto gli indici di liquidità aziendale. Altra misura è quella di incrementare la dotazione a favore dei Cofidi per assicurare finanziamenti con garanzie dirette o indirette. Infine, nel settore delle grandi aziende c’è l’opzione di una controgaranzia da 10 milioni per stimolare uno sviluppo di iniziative pari a 300 milioni (per tutelare i progetti già in lista).
«La giunta sta lavorando per creare un sistema di supporto alle imprese – afferma Mino Borraccino, assessore allo Sviluppo Economico – e credo che sia una cosa importante visto che siamo in una situazione d’emergenza. Ovviamente un grande sforzo deve essere fatto dal governo perché la Regione può solo fare la sua parte».
Dal versante imprenditoriale si mette in evidenza la questione della tempistica. Tenere ferme le aziende per oltre un mese significa indebolirle. «L’emergenza sanitaria ha richiesto una chiusura del Paese – spiega Domenico De Bartolomeo, presidente di Confindustria Puglia – e tutti ci stiamo sforzando per mantenere le posizioni.
Ma ci vogliono interventi rapidi di immissione di liquidità. Devono essere rapidi perché è necessario programmare già da oggi la ripartenza. Chiusa la parentesi restrizioni, dopo il 13 aprile bisogna riaprire le imprese che hanno le caratteristiche di sicurezza necessarie. Non si può pensare di fermare il Paese all’infinito. La crisi economica, purtroppo, rischia di creare un altro disastro.
La soluzione, quindi, è garantire le filiere con un rinvio delle scadenze bancarie e fiscali». «La questione della liquidità – aggiunge Franco Busto, segretario generale della UIL Puglia – è la priorità. Ma deve essere realizzata subito e anche in favore dei Comuni. Purtroppo, dobbiamo capire che non rientriamo dalle vacanze.
Pensare a rimettere in moto la produzione significa muoversi gradualmente con i dispositivi di sicurezza individuali. Bisogna evitare i contatti tra lavoratori perché così si diffonde il virus. Diverso è il caso di chi può operare con lo smart working: va incentivata questa modalità di lavoro. Infine, va fatta una riflessione sulla cassa integrazione. È uno strumento utile in casi ordinari. Qui, ormai, siamo alle prese con un evento epocale e va rivisto l’impianto. Bisognerà pensare anche a stipulare assicurazioni individuali».
Vito Fatiguso
corrieremezzogiorno