Rodi/ Cotugno (Hotel Tramonto) boccia le misure del Governo: “Sono tutte sbagliate il prestito non ha alcun senso”
Prosegue l’analisi del momento attuale del comparto turistico del Gargano. Questa volta è Piero Cotugno, 58enne che fa “l’albergatore da 50 anni” come sottolinea, a portare la propria testimonianza. Cotugno è il titolare dell’Hotel Tramonto, a Rodi Garganico, un ‘3 stelle superior’ dotato di 44 camere, 21 quelle con vista mare, con balconi e verande. “Nell’intervista che Vincenzo D’Errico ha reso a l’Attacco”, afferma Cotugno, “egli afferma che non apre, quindi sì tratta di una sua scelta, lo dico, invece, che non so proprio se ci faranno aprire. Penso che se ci sarà data facoltà, vorrà dire che le istituzioni avranno appurato che potremo aprire in tutta sicurezza.
Se non fosse così, gli alberghi diventerebbero una fucina di contagi, stante le più disparate località dalle quali proverrebbero i visitatori. E noi non saremmo nelle condizioni di sapere chi è contagiato e chi no”. Non contempla assolutamente l’ipotesi di riaprire adattandosi ai tempi correnti. Niente dispositivi di protezione individuale, niente rifacimento delle sale in funzione delle distanze di sicurezza. “La riapertura solo se potremo tornare a riabbracciarci, come era fino a poco tempo fa, in assoluta sicurezza”.
“Non so quando non ci sarà più il rischio del contagio”, continua Cotugno, “ma dopo quel momento servirà attendere almeno un’altra ventina di giorni e, successivamente, ricevere l’autorizzazione per riaprire. Se si potesse tornare a lavorare entro metà giugno, una struttura con un buon apparato di promozione potrebbe salvare la stagione e, forse, fare qualcosa di più a settembre, se il meteo sarà favorevole. Se questo non dovesse succedere e gli alberghi restassero chiusi, si avrebbe una ricaduta drammatica e, in questo caso, dovrebbe intervenire lo Stato”.
Sono stati adottati provvedimenti notevoli, per quanto concerne l’economia del Paese, che non trovano il consenso del proprietario dell’Hotel Tramonto.
“Non condivido assolutamente nulla dei provvedimenti varati lunedì 6 aprile scorso. Soprattutto nell’ambito turistico, ma il discorso vale anche per altri tipi di attività, esistono numerose società fittizie, che prenderebbero questi soldi garantiti dallo Stato e, subito dopo, sparirebbero”, sottolinea. “Quei soldi anticipati loro andrebbero cosi a gravare sulle tasse che pagano tutti i cittadini onesti. Servirebbero, piuttosto, decreti attuativi che stabiliscano le modalità di utilizzo dei prestiti garantiti dallo Stato; a quel punto si potrebbe parlare davvero di crescita economica. Altrimenti il prestito finalizzato a se stesso non ha alcun senso”. Cotugno rincara la dose: “L’inesperienza di alcuni amministratori nazionali, che non hanno svolto questo compito nemmeno per i condomini dove risiedono, provoca danni. Il prestito fa gola a colui che non ha soldi oggi, quindi se lo prende e si dice che poi vedrà come fare per restituirlo. Non può essere così, invece, perché quando si chiede un prestito si deve fare un programma, al di là degli eventi imprevedibili che possono accadere”.
Cosa fare, allora, per concorrere a risollevare le sorti economiche nazionali? “In Italia ci sono 2,5 milioni di abusi edilizi”, risponde Piero Cotugno. “La maggior parte di questi sono relativi a prime case, ma essendo immobili non regolarizzati, chi ci abita non paga tributi quali IMU e TARSU. Sia data la possibilità a costoro, non a quelli che hanno costruito in barba a vincoli paesaggistici, idrogeologici e simili, di regolarizzare la propria posizione. In questo modo entrerebbero soldi nelle casse dello Stato e si metterebbero in circolazione altre risorse economiche che, altrimenti, sono e restano assenti. Oggi più che mai, la parola ‘condono’, riferito all’edilizia in aree non soggette a vincoli, non deve spaventare”.
C’è profondo biasimo verso il ginepraio di norme che contrassegnano la vita quotidiana: “Bisogna sburocratizzare. I giovani, che non hanno la formazione degli ‘uomini formati dalla dura scuola della vita’ come era una volta, restano schiacciati dalla macchina della burocrazia. Serve snellire tutto, in modo tale che possano trovare le porte aperte per qualsiasi iniziativa vogliano intraprendere”.
Cotugno conclude con un convincimento: “Per i prossimi due anni molti nostri connazionali non andranno all’estero e consumeranno beni italiani, quindi mai come ora abbiamo bisogno di riqualificare le nostre strutture d’accoglienza. E’ a questo che dovrebbe essere mirato il prestito concesso. Non abbiamo bisogno del pesce, ma della canna per pescare”.
Mf
L’attacco