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Vieste/ IL VIRUS E LA “PATRIA”

Riceviamo e pubblichiamo

Quando tutto sarà passato, se non un elogio, almeno una scultura, bronzea o marmorea che sia, a questa epidemia dovremmo scoprirla, nella sua rappresentazione figurativa di virus sferico e coronato. 

Quando sentivamo la parola “Patria”, sinceramente, noi italiani storciavamo un po’ il naso, la snobbavamo per non essere tacciati di fascismo; reminiscenza dovuta a decenni con cui la “Repubblica fondata sulla Resistenza” ha cercato di mettere al bando questa parola.

Ordinariamente, nel nostro linguaggio, non si pronunciava più Patria; si chiamava Paese.

Ma ecco il miracolo . Di colpo, l’ ostracismo, la messa al bando di questa parola finisce, la “Patria” torna perché  “chiama”, e in pompa magna con tanto di elmo di Scipio, onorata e vezzeggiata con canti verdiani di popoli oppressi lanciati orgogliosamente nell’ etere da balconi ornati di tricolore. La richiamiamo in servizio come depositaria e corazza difensiva dei 《valori nazionali》.

E chi ha fatto questo miracolo, se non questo orrendo cavaliere apocalittico-epidermico che gli scienziati chiamano COVID-19 o Corona-virus come comunemente ci hanno dato a chiamarlo. Chi, se non lui, un nemico invisibile e sconosciuto e per questo ancora più temibile, poteva far rinascere in noi , “chiamandoci a corte” , un sentimento di tenerezza filiare per questa Patria che sarà anche cialtrona, disordinata, zozza, un opportunista di facili cambiamenti di opinione: ma di cui ora ci accorgiamo all’ improvviso che è pur sempre la nostra “mamma”. E ce ne accorgiamo grazie, o purtroppo, alle tremende frustate luttuose  che ci infligge . 

Certo dobbiamo sconfiggerlo e lo sconfiggeremo , troveremo il vaccino per debellato, ma nel contempo sarebbe opportuno creare un antivaccino da iniettarci  ogni qualvolta  dimentichiamo il senso di appartenenza a questa Patria, ogni qualvolta i sintomi dell’ egoismo individuale affiorano , ogni qualvolta il senso della solidarietà evapora e si dissolve nel tempo o che deleghiamo a poche persone illuminate. Utilizzare questo antivaccino come fertilizzante da spargere su questo timido seme di Patria che è insito in tutti noi e che grazie a questo micidiale organismo , ha ricominciato a germogliare su questa nostra terra che è l’ Italia. Dovremo provvedere fin da ora a provviggionarci del bronzo da mettere in fusione e dare incarico a uno dei nostri migliori italici scultori per realizzare un effige che lo rappresenti e posizionarlo in una delle maggiori piazze italiane. Alla cui epigrafe aggiungerei : 《funesto ma salvatore della Patria》. Credo che se lo merita.

Gaetano Manfredi