Puglia/ La Consulta svuota il Piano Casa. La sentenza fa discutere. Bocciati due articoli della legge regionale: limitate le premialità e le ricostruzioni
L’attuale «Piano casa» della Regione Puglia è limitato e sostanzialmente «depotenziato» dalla sentenza della Corte costituzionale del 9 marzo 2020, n. 70 con imprevedibili effetti occupazionali nel settore delle costruzioni e incerti sul piano del diritto amministrativo per i progetti completati nelle procedure dopo il 19 aprile 2019. La corte presieduta da Marta Cartabia – con la pubblicazione della sentenza venerdì scorso – ha dichiarato «l’illegittimità costituzionale dell’art. 2 della legge della Regione Puglia 17 dicembre 2018, n. 59, recante “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 30 luglio 2009, n. 14”»; e sancito anche «l’illegittimità costituzionale, a partire dalla data del 19 aprile 2019, dell’art. 7 della legge della Regione Puglia 28 marzo 2019, n. 5, recante “Modifiche alla legge regionale 30 novembre 2000, n. 17 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di tutela ambientale) e istituzione del Sistema informativo dell’edilizia sismica della Puglia, nonché modifiche alle leggi regionali 30 luglio 2009, n. 14 e 17 dicembre 2018, n. 59 (Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 luglio 2009, n. 14)”». Le specificità pugliesi della Legge sul «Piano casa» pugliese, frutto di più interventi legislativi, vengono dunque meno, limitate dalle direttive che il governo Conte 1, con la maggioranza giallo-verde, aveva inserito nello Sblocca cantieri del 2019.
L’effetto principale riguarda l’abrogazione dell’art. 4, comma 5-ter, della legge regionale n. 14 del 2009, che con un passaggio legislativo consentiva interventi demolizione ricostruzione anche in una sistemazione piano-volumetrica differente o con una diversa dislocazione della ricostruzione nell’area di pertinenza. D’ora in poi si dovrà ricostruire sempre nel sedime precedente. Anche la premialità con la maggiore edificabilità del 35% diventa molto più complessa (secondo alcune interpretazioni) rispetto al passato.
Gli effetti della sentenza della Consulta si faranno sentire anche sul piano occupazionale in un settore già in crisi pre-Covid, che però trovava ossigeno dalla snellezza burocratica e dalla rapidità di intervento dello strumento «Piano casa» per l’edilizia privata. È possibile ipotizzare che i progetti in attesa di un via o i progetti non ancora presentati subiscano un congelamento in attesa di un possibile nuovo intervento legislativo (con che maggioranza nelle Camere, visto che il prcedimento nasce dalla sensibilità urbanistica di M5S Lega?).
Sul tema è intervenuto il consigliere regionale Enzo Colonna di Noi a sinistra per Puglia, che evidenzia «il combinato disposto tra la norma statale, assolutamente contradditoria e superficiale, introdotta un anno fa nel Testo Unico dell’Edilizia e l’interpretazione che ne ha fornito ora la Corte Costituzionale evidenziandone la sua vincolatività», al fine di rilevare la necessità di un intervento in primis del parlamento per chiarire gli aspetti incerti del contesto normativo.
Colonna chiede anche agli uffici regionale dell’Urbanistica di chiarire se il vincolo di ricostruire nel sedime precedente può essere superato a condizione di mantenere le «distanze legittimamente pre-esistenti». Di sicuro le aziende di costruzioni pugliesi, già impegnate con progetti nel piano casa, stanno in queste ore consultando i propri legali per avere – oltre alla chiara interpretazione restrittiva del «Piano casa» – un quadro degli effetti concreti di questa sentenza della Corte costituzionale per tutti i progetti in itinere.
Michele De Feudi
gazzettamezzogiorno