L’ospedale (mai partito) di Vico costa ancora soldi. L’ASL Foggia condannata a pagare un milione di euro ai frati. Per danni.
I fantasmi del passato tornano a bussare… cassa alle porte della Asl Foggia. Una storia vecchia di 40 anni pesa (e tanto) ancora oggi sul bilancio dell’azienda sanitaria che ha appena liquidato più di un milione di euro alla Provincia di Foggia dei Frati Minori Cappuccini.
Tutto comincia nel lontano 1978, quando venne concepita l’idea di realizzare un ospedale a Vico del Gargano. L’AsI stipulò allora una convenzione con i cappuccini a seguito di una legge regionale (emanata su pressione di Vico e dei comuni limitrofi) che prevedeva un finanziamento pubblico su proprietà privata purché ci fosse un contratto di locazione superiore a 20 anni.
Venne quindi elargito un finanziamento regionale alla Asl pari a 2 miliardi delle vecchie lire, per la realizzazione all’interno del convento di un ospedale da 80 posti letto, al servizio del Gargano Nord con 4 reparti: medicina, chirurgia, ostetricia e pediatria. Iniziano i lavori e arrivano quasi a conclusione, tutto quello che mancava era solo la dotazione delle suppellettili. Intanto l’Asl riuscì ad acquisire altri finanziamenti per realizzare i poliambulatori, radiologia e pronto soccorso, un vero gioiellino.
Di fatto però solo quest’ultimo cominciò a funzionare con il laboratorio analisi e radiologia e alcuni ambulatori. La situazione ad un certo punto si arenò, cambia il quadro amministrativo e politico, ci fu una sorta di rivoluzione.
L’evolversi della situazione aveva messo in luce l’impossibilità di trovare personale da impiegare nella struttura di Vico e quindi si valutò di affidare il servizio a privati. In un primo momento si pensò a Salatto, il noto imprenditore foggiano nel settore della sanità, già presente a Rodi. L’idea era quella di portare anche a Vico il modello di Villa Igea.
Con lui partì anche un’interlocuzione; Salatto diede la sua disponibilità ma i ben informati raccontano di un intervento di Casa Sollievo della Sofferenza che si inserisce ad un certo punto nella trattativa scalzando di fatto Salatto. I responsabili dell’ospedale di San Giovanni dell’epoca prospettarono l’idea di far diventare l’ex convento una sorta succursale di Casa Sollievo, con pari qualità e prestazioni. Con questa nuova e più accattivate proposta, si interruppe l’interlocuzione con Salatto.
Vico rimase in attesa per oltre un anno che quelle promesse si realizzassero ma messi alle strette, da Casa Sollievo si tirarono indietro giustificandosi dicendo che il Vaticano non aveva l’ok alla operazione. A quel punto gli stakeholders si erano esauriti e così svanì per sempre la chance dell’ospedaletto (così era stato soprannominato) di Vico. Anche perché nel frattempo era profondamente cambiata la politica della sanità pubblica, la rete ospedaliera rivista e corretta da Bari di fatto non prevedeva più i piccoli ospedali territoriali ma solo i grandi poli.
Alla fine vennero spostati anche il Pronto Soccorso, laboratorio analisi e radiologia in un’altra struttura al centro del paese. Il convento venne così abbandonato, ora non c’è più niente, solo i muri perimetrali, è stato rubato tutto. Non c’è neppure un’idea di riqualificazione, un progetto che renda fruibile la struttura, circondata da un bellissimo parco e che si trova in una posizione splendida, uno degli angoli più belli e suggestivi del Gargano: da un lato si affaccia sulla Foresta Umbra e dall’altro sulla piana di Calenella con vista mare.
In una storia assurda già di per sé, all’italiana si potrebbe dire, con l’enorme sperpero di denaro ed energie che ha portato ad un nulla di fatto si inserisce l’ulteriore smacco. Al danno di non aver attivato l’ospedale si aggiunge la beffa.
Con ricorso notificato il 21 marzo 2007, la Provincia di Foggia dei Frati Minori Cappuccini infatti ha presentato richiesta al Tribunale di Foggia sentenza di accertamento e dichiarativa della responsabilità della gestione liquidatoria della ex Usi Fg 4 e della ex Ausl Fg 1/Asl Fg, per danni causati all’immobile condotto in locazione della allora Ausl Fg 1, di proprietà dell’ente religioso, con richiesta risarcitoria di 2.0338.485,60 euro per sorta capitale.
La Asl Fg si è costituita in giudizio, considerato che le Compagnie assicuratrici cui era chiesta manleva, hanno comunicato di non voler dare copertura al danno lamentato. Il Tribunale di Foggia, con sentenza 1966/2019, nel rigettare le istanze della Asl ha condannato l’Azienda a pagare 274.503,398 euro per sorta capitale, oltre accessori.
Le compagnie assicuratrici hanno proposto appello e la Asl si è costituita e ha formulato, nel giudizio, istanza inibitoria della esecutività della sentenza appellata. L’istanza è stata rigettata dalla Corte di Appello e la Provincia di Foggia dei Frati Minori Cappuccini ha avviato l’azione esecutiva, ottenendo l’assegnazione della somma di 184.915,55 euro.
A novembre scorso è arrivata la sentenza pronunciata dalla Corte di Appello di Bari che ha condannato la Asl Fg a pagare la somma di 1.052.227,52 euro oltre accessori e spese del giudizio. Il via libera alla liquidazione è partito mercoledì, anche se l’Asl sta pagando senza riconoscimento della opposta pretesa, in quanto è tuttora pendente il termine per la proposizione di ricorso per Cassazione, e quindi al solo scopo di evitare aggravio di spesa derivante dall’avvio di procedura esecutiva in danno della Azienda.
Di quali danni si possa essere resa responsabile la Asl non è chiaro, così come non è dato sapere se gli stessi potevano essere evitati o gestiti diversamente in fase di stipula del contratto e con atti successivi, magari con una tempestiva disdetta degli accordi, una volta svanita la possibilità di aprire l’ospedale. Una cosa è certa: un milione di euro di denaro pubblico hanno preso il volo e non per investimenti e servizi rivolti alla comunità.
Cinzia Celeste
l’attacco