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BORGHI D’ECCELLENZA RISPONDE A COLDIRETTI: “TRANSUMANZA A RISCHIO? MA QUANDO MAI!”

Incredibile… La Coldiretti Puglia si fa paladina di una battaglia persa in partenza.

Lancia un monito infondato e non condiviso con la Coldiretti Abruzzo e, punta il dito contro chi ha regolamentato gli usi civici lungo il tratturo strumentalizzando il Covid che quest’anno non ha permesso il ripetersi del rito che, forse volutamente dimentica, non parte dall’Abruzzo e sino alla Puglia. Ma di seguito chiariremo il tutto, anche se davvero non avremmo vuluto per rispetto di una Confederazione d’eccellenza che in tempi passati ha garantito agricoltura ed agricoltori, animali e pastori. Uno stop dovuto ad un nemico invisibile, il Covid 19, che ha fermato il tempo e determinato una sostanziale modifica degli stili di vita in ogni parte del globo, penalizzando anche quelle tradizioni più vere che hanno segnato, ed ancor oggi, la vita di genti, di intere popolazioni senza esclusioni di colpi, ferendo anche il mondo animale.

E così, la Transumanza 2020, o meglio, tutte le Transumanze 2020, sono state cancellate e non certo senza colpo ferire.

Mina cuori, menti e riporta alla luce quello che la tradizione più vera, segnata da uomini e donne senza tempo , che nel rimirar il giorno, ponean condizione responsabile alla vita di greggi e mandrie. La voglia di esser vivi e vivere la vita nella giusta dimensione, quella che emana grazia, accomunanza , nel benefico passaggio dalla collina alla pianura e viceversa, per un benessere animale che si trasforma in benessere umano. Da millenni le nostre autostrade verdi, i tratturi, lingue di verde via che a guardar dall’alto rendon grazia a passaggi mozzafiato tra pascoli, boschi, fiumi, borghi e campi in fiore, hanno goduto di zoccoli, piedi, campanacci , sapori, umori, gioie e dolori. Han superato le insidie del tempo e le mostruosità che l’uomo nel cementificare il mondo, ha compiuto. Dopo gli anni di sostanziale abbandono dell’attività legata alla transumanza degli animali, dovuta alla fine dell’impero romano, con l’arrivo dei Normanni prima e specialmente con gli Aragonesi poi, il Tratturo riprende il suo antico ruolo nell’economia prevalentemente agricola delle regioni centro-meridionali.

Gli Aragonesi, soprattutto nella metà del XV secolo, decidono di costruire intorno alla civiltà appenninica un sistema complesso e fiorente dal punto di vista economico, basato prevalentemente sull’allevamento ovino e sulla commercializzazione della lana. I tratturi tornano all’antico splendore: si trasformano in vere e proprie autostrade di erba, una rete di collegamento perfettamente integrata in questo nuovo sviluppo sociale. I “Giganti Verdi” danno così slancio ad una nuova epoca d’oro dell’attività della pastorizia legata alla transumanza delle greggi, soprattutto dai monti dell’Abruzzo e del Molise verso le pianure della Puglia. Per oltre tre secoli le antiche vie delle pecore costituiranno vere e proprie miniere d’oro per tutto il meridione d’Italia, diventando testimoni e protagonisti indiscussi dello sviluppo e dell’affermazione di una vera e propria “età della Transumanza”. Era nato il Tratturo moderno, così come lo conosciamo oggi, con diramazioni e collegamenti.

Nel 1447 si rende necessaria l’istituzione della “Dogana della mena delle pecore”, con la quale il Tavoliere delle Puglie diventa un immenso pascolo a disposizione del demanio regio, da affittare, di anno in anno, ai proprietari delle greggi. Ma i tratturi non erano solo le vie delle pecore e della lana: ben presto sorsero lungo queste direttrici taverne, opifici, mulini, lanifici, chiese, edicole, fiere locali, e, di conseguenza, centri abitati.

Il suolo dei Tratturi, dei Tratturelli e dei Bracci (che rappresentavano le diramazioni delle vie principali e spesso le collegavano) era di proprietà della corona. La larghezza del Tratturo Regio era di 111,6 metri, e permetteva, data questa considerevole ampiezza, il transito ed insieme il pascolo di pecore, cavalli e altri animali.

Ai lati, per evitare discussioni con i proprietari terrieri confinanti, vennero posti i cosiddetti “limiti”, costituiti da pietre lavorate piantate nel terreno con un numero progressivo e con la sigla RT, “Regio Tratturo”. In mezzo ai Tratturi più importanti venne costruita anche una via lastricata, per permettere alle carrozze di viaggiare più comodamente, ed addirittura, nel corso del XVI secolo, fu istituito uno speciale corpo di polizia a cavallo che garantiva la sicurezza sull’intero percorso tratturale.

Cfr.” I Giganti verdi. Immagini , incontri e suggestioni lungo i tratturi molisani. Volturniaed . 2004.

Tutto questo oggi è in parte ancora vivo grazie all’unica transumanza orizzontale interregionale , quella dei Colantuono, diversa, fatti con bovini e non con ovini lungo un percorso che attraversa e usufruisce di più linee tratturali, e alle varie transumanze verticali che si perpetrano in Abruzzo ed in altre zone d’Italia, quali la Basilicata, la Campania, la Sardegna, l’Alto Adige e naturalmente la Puglia. Questa situazione ha obbligato le regioni, proprietarie dei fondi tratturali, ad emanare ordinanze. Di specie, la Regione Abruzzo, coerentemente con le linee guida e ad ulteriore salvaguardia dei tratturi, auspicando una legge comune tra le regioni da essi attraversate, anche ai fini dell’utilizzo e delle varie autorizzazioni necessarie a questo scopo, ha fatto di più. Ha approvato una legge che regola gli usi civici . Una legge connessa alla transumanza ma assolutamente fuori dal merito di essa. La Coldiretti Pugliese, mai puntuale sull’argomento , sempre presente in ordine alle critiche impartite da una condizione di subalternità politica che non costruisce ma mina la leale collaborazione tra enti e le stesse sedi regionali che, non la pensan allo stesso modo, entra a gambatesa e urla allo scandalo con le parole del presidente Savino Muraglia << La legge regionale dell’aprile 2020, approvata con l’alibi del Coronavirus, mina la transumanza, patrimonio Unesco . Questa legge fa saltare regole condivise che hanno garantito una pratica storica, mettendo a rischio, se non addirittura vietando, la pratica pastorale legata allo spostamento delle greggi dalle regioni contigue all’Abruzzo, come la Puglia >>. Fermo che la transumanza di ovini, lungo il citato tratturo Magno che unisce Foggia a L’Aquila è da secoli abortita, si vuol ricordare che da quando l’Agricoltura è di competenza delle regioni, anche grazie a movimenti come la Coldiretti che sposò la modifica al titolo V^, i tratturi sono di competenza proprio dei rispettivi assessorati regionali all’agricoltura. Questa discrasia, assurda e piena di buchi neri, ha permesso a queste, di dividersi sulle varie forme di “convincimento” dell’importanza dei tratturi stessi adottando strategie diverse, e per lo più dimenticando che essi hanno per natura una continuità logica che non si ferma alla Puglia, all’Abruzzo o al Molise. La stessa candidatura Unesco della transumanza, non a caso, non ha visto la partecipazione di tutte le regioni attraversate e ne tantomeno si è riusciti a candidare i tratturi, cosa che avrebbe avuto ancor più senso rispetto alla candidatura della transumanza che, speriamo, abbia aperto un corridoio privilegiato.

A tal proposito è assolutamente fuori luogo la “ preoccupazione “ politica della Coldiretti Puglia . Lo sottolinea, e bene, il veterinario transumante Pierluigi Imperiale , esponente di spicco, cultore e vigile indefesso del “ rito “. Egli asserisce l’importanza della legge nei termini di ampliamento dell’utilizzo e dell’effettiva considerazione della maggiore igiene. Occorre tornare ai veri pastori e non al mero convincimento che la transumanza è solo una pratica di carattere folcloristico, come purtroppo si sta cavalcando, facendone spettacolarizzazione anche a mezzo di manifestazioni canore che hanno ben poco a vedere con il rito millenario e del tutto pastorale. Questo deve essere il contorno e non la priorità. La sinergia è la vera condizione. La Regione Abruzzo, in tal ottica, ha concepito la legge e, come da protocollo firmato in Molise qualche anno addietro dai presidenti dei Consigli Regionali di Puglia, Abruzzo e Molise , poi ampliata a Lazio, Campania, Basilicata, con il placet di allevatori , esperti ed operatori economici, sta promuovendo un disegno ben più ampio che garantirebbe anche fini turistici, culturali ed ambientali non di poco conto. La transumanza non è più un’attività pastorale di massa, ormai è una attività di pochi e molto spesso solo a scopo dimostrativo. Essa può tornare ad essere il fulcro di una pratica connessa al benessere, al turismo, all’identità e quindi folcrostica, qual si voglia e, questo non lo si potrà fare con gli improperi a casa d’altri ma solo con una sinergica condivisione che quasi mai viene manifestata oltre l’ormai cantilena : facciamo rete !. La transumanza è un “rito “ , una cosa seria. Si faccia presto, insieme e non a distanza; lo si faccia con convinzione e partecipazione, al di la di schemi e fazioni. I tratturi, la transumanza, l’ambiente ed il benessere, sono la priorità anche per uno sviluppo turistico e culturale lungo le vie verdi più belle al Mondo, sono il futuro. Non dissipiamo ma costruiamo e, forse ce la faremo. La Regione Abruzzo, nelle considerazioni, rilasciate al quotidiano “ il capoluogo”, dall’Assessore al ramo, Emanuele Imprudente, ribadiscono con forza la bontà della legge, che regolamenta e rende funzionale l’uso civico anche per la pratica della transumanza. La Coldiretti Abruzzo , favorevole e partecipe ai tavoli istituzionali, nella persona del dott. Giulio Federici dichiara : << I pastori abruzzesi sono finalmente al centro dello sviluppo di un mondo, quello zootecnico che per anni è stato abbandonato. >> Si manifesta stupito delle dichiarazioni della Coldiretti Puglia , e rimarca come la legge sia stata condivisa , con tutte le organizzazioni sindacali agricole Abruzzesi , Cia, Confagricoltura, Copari e con gli agricoltori del territorio . Non si usino strumentalizzazioni per offuscare un lavoro degno di tal appellativo e si aprano le menti e non solo le bandiere a tutela e la salvaguardia del reddito di migliaia di pastori, nonché quella, di non poco conto, ambientale. Speriamo in un esame libero e sincero e, in una forte coesione senza campanili. Essi servano per guardar lontano e non per ridicolizzare chi è in basso ad essi e dall’alto si mostra piccolo ed irriconoscibile.