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Vieste/ Il Comune denuncia il giovane che ha denunciato la traslazione non concordata della salma dello zio. (3)

Tiene banco la questione del trasferimento della sal­ma di Filippo Cotugno, viestano deceduto nel 2012 che, da quanto raccontato sia a mezzo Facebook che su queste colonne dal nipote, Bartolomeo Santoro, sarebbe stato trasferito dal sepolcro in cui era stato tumu­lato.

In una accesa diretta Facebook Mariateresa Bevilacqua, avvocato difensore della vedova Cotugno e consigliere di opposizione al Comune di Vieste, si scaglia contro il sin­daco, parlando da cittadina e da esponente politica di vio­lazioni e di un autoritarismo arbitrario.

Un’opinione condi­visa anche da Matteo De Vita, attaccante dell’Atletico Vie­ste, nonché figlio della compagna di Bartolomeo Santoro, indifesa del quale è accorso a seguito della delibera di giunta con cui il sindaco Nobiletti dava incarico professionale all’avvocato Michele Fusillo di difendere l’onore dell’ente comunale dalla diffamazione arrecata dalle parole del gio­vane.

De Vita con un lungo post al vetriolo contro Giusep­pe Nobiletti, accusa il sindaco di governare la perla del Gar­gano con politiche che hanno molto di autoritarismo e poco di sostegno aìle fasce deboli ed indifese della società vie- stana. Il post è stato poi can­cellato, in esso il giocatore scriveva anche di voler di­smettere la maglia della squa­dra di calcio della sua città, co­me forma di dissenso.

“Nel pomeriggio (ieri, ndr) terrò un incontro con il cliente, per capire come muoverci, a meno che il sindaco non de­cida di revocare la delibera – spiega Mariateresa Bevilac­qua -. Bisogna vedere poi se quest’atto che è in realtà una querela, non venga archiviato in quanto vengano a deca­dere i presupposti per procedere. Credo che colpire in tal maniera lo sfogo di un cittadino che stava attraversando un momento doloroso sia qualcosa di incredibile.

Ci aspettia­mo che l’amministrazione ci dia delle spiegazioni. Le ope­razioni di tumulazione ed inumazione vengono effettuate dal dipendente di un’azienda esterna al Comune, il custo­de del cimitero di Vieste, riteniamo pertanto importante ca­pire che ruolo ha questa ditta nell’effettuare queste opera­zioni. Senza contare il fatto che nessuno della giunta ci ab­bia detto ufficialmente se le spoglie del defunto siano an­cora lì.

La signora aveva chiesto un’autorizzazione che re­golarizzasse la propria posizione con il Comune di Vieste, non occupando abusivamente il posto cimiteriale. Pertan­to ci aspettavamo che gli uffici dessero una risposta, fatta salva la notifica di un preavviso di diniego dell’istanza di re­golarizzazione del sepolcro. Penso che avere chiarimenti in merito sia necessario, farò un’interrogazione consiliare per avere contezza di tutto”.

Ma Nobiletti si dichiara assolutamente certo nel voler per­seguire un’azione di tutela di immagine del Comune a suo dire offeso da parole e fatti menzogneri. “Sono state dette delle falsità dal nipote del defunto condi­te peraltro da espressioni ingiuriose rivolte alla mia perso­na e per le quali ho inteso dare mandato legale, non tanto per le offese arrecate a me, quanto alla veste che ricopro.

Sono convinto che le istituzioni vadano rispettate sempre dal grado più basso, sino alla massima carica dello Stato, anche quando non si è d’accordo con i provvedimenti che vengono presi – commenta a l’Attacco Giuseppe Nobilet­ti -. Nel merito della questione, è bene dire che non c’è sta­ta alcuna traslazione della salma, le spoglie del signor Co­tugno riposano infatti nello stesso sepolcro in cui sono sta­te poste, in secondo luogo l’ignorare da parte della vedova dove si trovi il corpo del coniuge è un’altra menzogna.

La signora ha infatti parlato con i legittimi concessionari della tomba, la vedova infatti non è titolare di alcunché, nel 2012 era stata difatti autorizzata una estumulazione straordina­ria, una traslazione della salma, per la quale stiamo inda­gando. Nel 2017 la signora Cotugno fa richiesta al Comu­ne di’Vieste di regolarizzazione, pertanto non capisco di cosa si lamentino i familiari. La situazione è diversa da quel­lo che i congiunti dell’estinto raccontano. La vera sorpre­sa l’hanno trovata i parenti del defunto, concessionari autentici del loculo da anni, trovando il sepolcro occupa­to, pertanto chi ha diritto a far occupare il loculo sono pro­prio i signori che sono legitti­mamente concessionari.

Ora, consapevoli della deli­catezza della situazione, in cui in gioco c’è la memoria, il ricordo del proprio caro e i sentimenti, bisogna accertare la veridicità dei fatti a partire dai 6000 euro che la signora ha raccontato di aver versa­to, per tramite del nipote a mezzo Facebook, cercando di trovare una soluzione pratica alla situazione che inizial­mente aveva visto un’intesa tra le due famiglie nel mante­nere le due salme provvisoriamente. Ciò che trovo di catti­vo gusto è l’intervento della politica a gamba tesa su di una questione così delicata.

Le accuse fatte a quest’ammini­strazione sono frutto di una strumentalizzazione. Ci viene rimproverato di non aver vigilato ma il mio ruolo è di indiriz­zo politico, non di operare concessioni su atti gestionali. Quanto poi alla tumulazione fatta a porte chiuse, mi corre l’obbligo di ricordare che le sepolture cimiteriali a causa del­la pandemia vengono effettuate alla presenza dei soli con­giunti del defunto e a porte chiuse, così come le indicazio­ni della Prefettura impongono”. Sicuro dell’oltraggio subito si dice Bartolomeo Santoro che rivendica il diritto di poter conoscere dove si trovi la salma di suo zio, negando quanto asserito dal sindaco.

“Non sappiamo dove riposi il nostro caro, che giaceva in quel sepolcro da otto anni con regolare permesso del Co­mune – puntualizza Santoro-, E’ una cosa orrenda, con una tale azione si tocca la sensibilità non solo nostra ma anche dì molti altri cittadini. Non è la Vieste che vorrei, lo andrò avanti per la mia strada ma voglio che mio zio abbia il ripo­so che merita’’, conclude il giovane viestano.

 

Claudia Ferrante

L’attacco