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Vieste/ Manzionna: “Ci rialzeremo non prima del 2022, ora a meno 50%. Il rischio serio riguarda chi non può reggere due mesi senza liquidità”

Nella capitale pugliese delle vacanze controlla diverse struttu­re ricettive, per una capacità complessiva che supera i 5.500posti letto, e dà lavoro a pieno regime a circa 400 persone. Gigi Manzionna è uno dei principali, se non il più im­portante, operatore turistico viestano, nonché tra gli arte­fici dell’operazione civica di “Vieste sei tu”, che portato da quattro anni all’amministrazione Nobiletti. L’Attacco lo ha intervistato nel momento in cui entra nel vivo questa anomala stagio­ne post Covid.

 Come è partita la stagione estiva?

In sordina da una parte e al­l’arrembaggio dall’altro. All’arrembaggio perché ci ha preso alla sprovvista. Dal 27 maggio ci siamo dovuti at­trezzare per poter poi aprire con tutte le difficoltà del ca­so, con normative non chia­re. Tutta la categoria si è sforzata, bene o male siamo riusciti in un mese ad aprire. Noi siamo operativi dal 3 giu­gno.

Oggi mi sembra che a Vieste abbiano aperto quasi tutti, tranne qualcosina aprirà più in là. Chiaramente con le prenotazioni in affanno, da marzo in poi abbiamo dovu­to rimborsare tutto. Sono saltati i clienti del periodo di Pentecoste, specie i tede­schi. Gli italiani sono venuti meno per scelte legate alla sicurezza o perché non sa­pevano che sarebbero tor­nati al lavoro. Abbiamo rimborsato e stiamo tuttora continuando a rimborsare le ca­parre.

La gente è spaventata, c’è una richiesta ma si prenota con grande difficoltà. Nei fi­ne settimana stiamo veden­do solo turismo di prossimi­tà, anzi provinciale. Ci sono poi prenotazioni da Lazio, Abruzzo, anche dalla Lombardia. Accettiamo tutti con le dovute precauzioni.

E gli stranieri? Si confer­ma la previsione di un mer­cato quasi esclusivamen­te interno oppure si stan­no registrando anche arri­vi dall’estero?

C’è da distinguere. C’è il tu­rismo dei villaggi e dei cam­peggi, legato alla Penteco­ste, che abbiamo perso. Quei clienti sono rimasti so­lo in scarso numero, giusto qualcosina si è visto degli abituali.

A saltare del tutto sono stati i gruppi di olandesi, francesi, tedeschi. Chi ne sta risen­tendo in maniera violenta so­no gli alberghi, che hanno dei grossi problemi que­st’anno.

Accetterà il bonus vacan­ze? Secondo il Corriere della Sera solo una strut­tura su quattro in Italia è pronta a farlo.

Rifiutarlo significa fare un di­spetto al cliente. Detto que­sto, c’è un problema oggettivo legato alla maniera in cui è stato concepito. Il sistema è molto farraginoso, non vorrei che si intasasse di nuovo tutto come avvenuto per la cassa integrazione.

Serve poi spiegare al cliente come funziona il meccani­smo e c’è da ricordare che a Vieste facciamo i conti con problemi di connessione, perché qui non c’è ancora la fibra. Ma, ripeto, sarebbe un dispetto al cliente dire di no e quindi lo accetteremo quan­do capiremo come funziona.

Quanto ha pesato dover restituire le caparre a cau­sa delle disdette ricevute?

Ha pesato molto, si tratta di cifre alte. Ancora adesso c’è qualcuno che chiama per di­re che non verrà più in va­canza ad agosto da noi. Stiamo cercando di recupe­rare ma il dato è ancora mol­to basso, stiamo a meno del 50% del lavoro nello stesso periodo negli scorsi anni.

Al momento non abbiamo il tutto esaurito nemmeno ad agosto, siamo aperti perché dobbiamo stare aperti cer­cando di tenere tutti al lavo­ro. Di circa 400 unità occupate quando siamo a pieno regi­me al momento tra le 280 e le 290 sono al lavoro. E’ una stagione tirata per ì capelli. In vita mia non ho mai vissu­to un anno così.

Ho 50 anni di mestiere e ho visto di tutto in passato, dalle estati degli incendi a quelle delle allu­vioni. Ma in passato dopo 2- 3 giorni ci rimettevamo in se­sto, invece quest’anno arri­vano colpi da tutte le parti. Spero che quest’anno bise­stile finisca presto, che ci faccia indebitare il meno possibile.

C’è la possibilità di chiu­dere almeno in pareggio?

È assolutamente impossibi­le andare a pari. Specie le grosse strutture sono co­strette ad andare sotto. Fac­cio un esempio molto sem­plice: per tenere 5 camere occupate in uno dei miei al­berghi ho bisogno di diverso personale, le spese supera­no i ricavi con presenze cosi basse.

Eppure, proprio in questo al­bergo, l’Hotel degli Aranci, eravamo riusciti negli scorsi anni a avviare un’ottima destagionalizzazione, lavo­rando da fine aprile fino a ot­tobre con i turisti stranieri. Quest’anno è saltato tutto, è andato tutto a ramengo.

Che tipo di stranieri?

Venivano gruppi per fare il trekking, soprattutto olande­si. Poi i francesi per le orchi­dee e gli inglesi nel loro tour in Puglia tra Gargano e Salento.

Pensa che Vieste abbia compiuto passi avanti nel­l’ottica della destagionalizzazìone negli ultimi an­ni?

Sì, è certo. Ma ci scontriamo con il limite oggettivo legato ai trasporti, ovvero alle pes­sime condizioni delle strade e all’assenza di un aeropor­to a Foggia.

Giriamo ancora sulla SP 53 costruita nel ’64 da Mattei. Gli inglesi atterrano a Napo­li o a Pescara. Non voglio aprire diatribe, ma le cose stanno così.

C’è da riqualificare il turismo, ci sono i posti letto da occu­pare. Siamo ancora legati al retaggio antico dei 60 giorni di stagione estiva, ma 60 giorni non bastano. Le spese ci sono 365 giorni l’anno.

Ha aumentato i prezzi? Co­sa pensa del caso ormai noto del Gattarella Resort, che ha aumentato le pro­prie tariffe per far fronte ai danni dell’emergenza epi­demiologica?

Noi non l’abbiamo fatto. Il ca­so del collega l’ha spiegato lui stesso. Secondo me ci si è scandalizzati ma le tariffe non sono esageratamente più alte, io che sono del set­tore dico che non mi sembra eccessivo quello che ha fat­to il collega. Discorso a par­te è quello del rimborso del­la caparra, la devi rimborsa­re e non c’è nulla da fare.

Vieste può convertirsi al segmento lusso?

Il turismo di lusso lo devi fa­re ma abituando il paese a questo salto di qualità. Noi siamo partiti negli anni 70- ‘80 facendo di tutto. Bisogna evolversi se vuoi attirare an­che il segmento lusso.

Non puoi far trovare pizze al taglio ovunque, ambulanti e non negozi adatti a quella clientela. Devi sistemare il paese, offrire il modo di fare shopping di lusso, aggiusta­re il porto turistico, far attraccare yacht e anche qualche piccola nave da crociera, ri­qualificare il centro storico.

Ad oggi il comparto turisti­co viestano è ancora in prevalenza costituito da villaggi e campeggi.

Il problema è che è il turismo stagionale in Italia non è cal­colato, men che meno le si­gle sindacali dei campeggi e dei villaggi turistici. Come sindacato FAITA non siamo riusciti a sederci né al tavolo nazionale né a quello regionale.

Per loro non esistiamo, non siamo calcolati. Eppure vil­laggi e campeggi sono nu­merosissimi a Vieste. Ho provato a iscrivermi ai tavoli dove si decidono le cose co­me FAITA, ma nulla. Ho dovuto farmi sentire come sin­golo imprenditore.

Ha fiducia in Joseph Ejarque, il consulente ed esperto di marketing scel­to dell’amministrazione comunale per il rilancio tu­ristico post Covid e la di­versificazione del prodot­to turistico?

Ejarque è una personalità di rilievo, L’ho incontrato, ci siamo concentrati sulla que­stione della sicurezza. Ci ha detto cosa intende fare nel­l’immediato e siamo stati d’accordo.

Bisogna lanciare un mes­saggio preciso: quello che Vieste rappresenta un posto sicuro per tutti i vacanzieri. A tutte le strutture sarà dato del materiale apposito per trasmettere questo messag­gio. Prossimamente ci con­fronteremo con lui sulle stra­tegie per la diversificazione dell’offerta turistica e rag­giungere la destagionalizzazione.

Quanto tempo crede che sarà necessario per uscire dalia crisi causata dal Co­vid?

lo sono molto realista, penso che bisognerà attendere il 2022 per riprenderci e torna­re a guadagnare. Quest’an­no è saltato tutto.

Per esempio, al Villaggio turistico Spiaggia Lunga avevo intrapreso anche del­le iniziative nell’ambito del turismo sportivo, come le se­lezioni europee di freestyle e altre manifestazioni sporti­ve. Impossibile per ora pro­grammarle nuovamente. Non credo che prima del 2022 la situazione sarà buo­na, i danni sono grossi. E poi bisogna vedere chi vor­rà continuare ad investire dopo questa terribile anna­ta.

Ritiene che alcuni suoi colleghi, magari più picco­li e i più giovani del setto­re, saranno costretti que­st’anno a chiudere i battenti?

Ero… un po’ stanco que­st’anno, ho fatto solo manu­tenzioni ordinarie che pure costano. Se avessi fatto co­se rilevanti mi sarei trovato in un mare di guai. Secondo me il rischio serio riguarda chi non può reggere due mesi senza liquidità. Per i piccoli è la fine.

Bisogna essere molto atten­ti in questa fase, peraltro, perché usura e delinquenza possono insinuarsi in questo tipo di imprese. In Comune hanno stimato che esistono circa 1000 famiglie indigenti e la gran parte dei lavoratori qui sono stagionali. Vanno tenuti gli occhi aperti, c’è da stare attenti ai cambi di ca­sacca nella gestione delle strutture turistiche.

Il prossimo anno si torne­rà al voto per le comunali. Auspica la continuità ri­spetto all’amministrazione Nobiletti?

penso che i risultati di que­sta amministrazione siano sotto gli occhi di tutti. Hanno instaurato un ottimo rappor­to con la Regione, un po’ me­no con la Provincia, io ho contribuito alla nascita di questa lista civica, molto trasversale. Vieste appariva molto in affanno e soffriva di evidenti problemi legati alla criminalità comune e orga­nizzata.

Ora, invece, la si­tuazione è molto più tranquilla dal punto di vista della sicurezza grazie all’inter­vento della Squadra Stato. La criminalità sì combatte con l’intervento della Squa­dra Stato e con la mobilita­zione dei cittadini.

Pensa che sia nato altro, in questi quattro anni, e che possa concorrere per la guida di Palazzo di città nel 2021?

Non è nato altro. C’è piutto­sto chi sgomita per un posto a tavola, lo sono soddisfatto di questi amministratori, che fanno la politica nelle sedi istituzionali e non nei bar. Non voglio tirare la volata a nessuno, dico solo che era­no dei prestati alla politica e invece si sono trovati ad am­ministrare con buoni risultati un Comune indebitato e che appariva molto marginale ri­spetto a ciò che esprime a livello turistico in Puglia e in Italia. Mi sembra che in 4 an­ni abbiano fatto parecchio.

Che consigli dà alla pros­sima amministrazione?

Si potrebbe fare un porto funzionante, ma ci vuole un aeroporto per avere turismo tutto l’anno e devi convince­re gli operatori a tenere aper­ti i locali e loro strutture, lo di­co: iniziamo ad allungare la stagionalità ad aprile e poi arriviamo alla metà di marzo. Ma la questione primaria re­stano i collegamenti.

Cosa pensa dello scontro tra il sindaco Giuseppe Nobiletti e il presidente della provincia Nicola Gat­ta?

La provincia è una sola, i campanili non servono. Le battaglie si combattono tutti assieme. Bisogna creare e vendere il brand unico della provincia di Foggia. Fuori dall’Italia non valgono parole come Bovino o Vie­ste. Siamo un unico territorio e così dobbiamo saperci promuovere.

Lucia Piemontese

L’attacco