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10 OTTOBRE/ PENSARE E DIRE

Gli uomini saggi sono sempre veritieri sia nella loro condotta, sia nei loro discorsi. Non dicono tutto quello che pensano, ma pensano tutto quello che dicono.

GOTTHOLD H. LESSING

Lo scrittore tedesco settecentesco Gotthold E. Lessing nel suo Ma­nuale di morale ci ha lasciato questo monito suggestivo e incisivo. Po­tremmo così variarlo: «Il sapiente pensa tutto quello che dice; lo stu­pido dice tutto quello che pensa». Parole sacrosante ieri e oggi: basta solo accendere la tivù o ascoltare certi dialoghi quotidiani per sco­prire come domini la seconda parte della frase. Una valanga di stu­pidità, di chiacchiere, di pensieri vani e fatui eruttano da un’interio­rità sempre più intiSichita, prossima a identificarsi con la superficie, con l’esteriorità.

Ora vorrei però mettere l’accento su un altro aspetto, quello della sincerità. A prima vista questa è una virtù da lodare ed è naturale che così avvenga contro ogni falsità, ipocrisia, doppiezza e slealtà. Ed è un esercizio tutt’altro che facile, tant’è vero che in una delle sue No­velle per un anno (1922) Pirandello affermava: «Nulla è più complicato della sincerità». Tuttavia c’è una sincerità che si manifesta non solo come ingenuità o dabbenaggine e imperizia, ma anche come imma­turità, imprudenza, stupidità vera e propria, svelamento della va­cuità interiore. In questa luce vale la lezione di Lessing: essere «veri­tieri nella condotta e nei discorsi» vale solo quando si hanno una formazione e una ricchezza interiore, ossia quando si è saggi. Altri­menti è solo un espettorare banalità, insulsaggini, scemenze e volga­rità. Il pensare e il dire sono, quindi, correlati, e senza un autentico e sostanzioso pensiero il silenzio è d’oro.

Gianfranco Ravasi