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1 NOVEMBRE/ SENSI D’AMORE

Dammi sensi puri per vederti, o Signore. Dammi sensi umili per udirti. Dammi sensi d’amore per servirti. Dammi sensi di fede per dimorare in te.

DAG HAMMARSKJOLD

Non è la prima volta che attingiamo al diario di questo statista, lo svedese Dag Hammarskjòld, morto in un incidente aereo durante una missione di pace in Congo. Egli è forse l’esempio di quella «nu­be» o «nugolo di testimoni» della fede che la Lettera agli Ebrei evoca (12,1) e che sono al centro dell’odierna solennità di Tutti i Santi. Si può essere in qualsiasi contesto, anche in quello scivoloso della poli­tica o in quello artificioso della diplomazia come era accaduto a Dag, e conservare intatta l’onestà e limpida la coscienza. Anzi, si può giungere persino a un livello mistico, come è attestato dalle ri­ghe da noi citate.

La preghiera che Hammarskjòld pronunzia è suggestivamente legata ai «sensi», proprio per ricordarci che la vera spiritualità non è una realtà eterea e vaga ma è intimamente radicata nell’esistenza. Non per nulla san Paolo invita i cristiani a «offrire i loro corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio» (Romani 12,1). È, dunque, la propria vicenda personale con le sue opere e parole a essere l’am­bito nel quale si vede, si ascolta, si serve Dio e in lui si dimora (co­me dicono i quattro verbi usati nella preghiera citata). Proprio per­ché è il «corpo» la realtà da offrire a Dio, è necessario che i sensi siano puri e umili. Ma soprattutto siano percorsi dal fremito della fede e dall’ardore dell’amore. Solo così il nostro corpo diventa – ed e ancora Paolo a ricordarcelo – «tempio dello Spirito Santo che è in noi e che viene da Dio… Glorifichiamo, dunque, Dio nel nostro cor­po!» (1 Corinzi 6,19-20).

Gianfranco Ravasi